Il bluff delle riaperture: anche in zona gialla niente caffé al banco. Bar furiosi: ecco quant’è il danno
Come si potrà prendere il caffé al bar o al ristorante con lo sdoganamento in zona gialla? È presto detto: come si faceva con le restrizione prima delle riaperture. Dipende: da diversi fattori e relative variabili a seconda delle strutture ricettive a cui ci si rivolge. Incredibile, ma vero: la squadra di governo al lavoro sulle riaperture non scioglie la prognosi in maniera univoca ma, complicando ulteriormente il quadro dei riferimenti a cui attenersi una volta passati al giallo, stila una sorta di decalogo anche sul ritorno al bar per una semplice tazza di caffè. Che, sembra di capire, avrà una fruizione varabile a seconda dei locali. E per cui – come riporta Libero a riguardo –: «Chi ha solo spazi al chiuso dovrà arrangiarsi»…
Caffé al bar in zona gialla, ecco cosa cambia: nulla…
O meglio: soltanto bar e ristoranti con spazio all’aperto potranno far sedere al tavolo i clienti. Bancone off limits, insomma: con buona pace di chi, finora, rispettando divieti e restrizioni, si è dovuto fin qui accontentare dell’asporto, sperando nelle riaperture e in quell’oscuro oggetto del desiderio che sembra essere diventata la consumazione di un caffé al bar. Dunque, dopo lunga e penosa pandemia, il team al lavoro sulle istruzioni per l’uso delle riaperture, incrociando i dati. Ipotizzando i riscontri. parametrando pro e contro, rischi sanitari e benefici economici, quello che si è ottenuto è che i locali privi di verande e dehors si troveranno praticamente in zona arancione, nonostante il passaggio nella fascia gialla. Ossia che: invertendo l’ordine dei fattori, il prodotto non cambia. Niente caffè al banco prima con le chiusure. Niente caffè al banco ora che si riapre…
Commercianti scatenati: altro che riaperture. «C’è un inasprimento delle restrizioni»…
Motivo per cui le categorie di settore hanno alzato la voce. «Decreto riaperture? Un nome fuorviante, visto che il provvedimento, per i bar, si traduce in realtà in un inasprimento delle restrizioni – ha tuonato il presidente Fiepet Confesercenti, Giancarlo Banchieri –. Di fatto da lunedì, per le imprese senza posti all’esterno sarà di nuovo zona arancione anche in zona gialla, visto che si impone il divieto di consumo all’interno dei locali, nemmeno in piedi al banco, fino a giugno». La logica deduzione di un incomprensibile provvedimento, dunque, fa scatenare i commercianti. Che, conti alla mano, sono già in grado di quantificare le perdite.
A maggio a Roma, senza consumazione al banco, previste 150 milioni di perdite
E allora: «Nei bar della capitale non sarà possibile prendere un caffè né un aperitivo al bancone. Si tratta di un giallo mascherato da arancione. Una norma quindi che penalizza tutti i locali, anche in termini economici, con perdite per il mese di maggio pari a 150 milioni di euro». A denunciare e quantificare il danno economico è il presidente della Fiepet-Confesercenti di Roma e Lazio, Claudio Pica, che in una nota, dopo la lettura della circolare del ministero dell’Interno, dove si conferma che il consumo al banco nei locali è vietato, commenta amaramente il dato e le sue conseguenze. Come Fiepet-Confesercenti, conclude allora Pica, «lanciamo una proposta: agli esercenti non venga applicato il pagamento del servizio al tavolo come segno di protesta civile nei confronti di una norma che ci penalizza»...
Meloni: il no al caffè al bar in zona gialla è «un accanimento contro le categorie»
Giorgia Meloni interviene sulla questione e in un post su Facebook denuncia e commenta: «Dicono di ripristinare la zona gialla ma, vietando il consumo all’interno dei locali, di fatto il governo degli ammazza-imprese ha ulteriormente inasprito le regole e i divieti. Non consentire più nemmeno il consumo di un caffè al banco nella zona gialla sarebbe una beffa, l’ennesima misura punitiva inutile, che – conclude la presidente di Fratelli d’Italia – confermerebbe l’accanimento dell’esecutivo Draghi-Speranza nei confronti delle categorie entrate nel mirino della sinistra».