Governo nel pallone: chiude i negozi, riapre gli stadi. Tutti (o quasi) all’Olimpico l’11 giugno
Evviva, finalmente l’Italia riapre: alleluia alleluia. Ma non quella di barbieri, parrucchieri, estetiste e ristoratori bensì quella del calcio. E già a giugno. L’11 per l’esattezza, giorno in cui a Roma si giocherà il primo dei quattro match della sezione italiana dei Campionati europei. Tutti all’Olimpico, dunque? Beh, non proprio. Lo stadio accoglierà tifosi fino al al 25 per cento della capienza complessiva. Così almeno ha assicurato la sottosegretaria allo Sport Valentina Vezzali. Ma va bene lo stesso. Anzi, che bello, si potrebbe dire se non ci accorgessimo che dalla Roma di Nerone stiamo ereditando solo i circenses e non anche il panem. Fatale, del resto, con un’economia strozzata prima dal virus e poi da governi.
Sugli spalti fino al 25% della capienza complessiva
Esageriamo? Non si direbbe a giudicare dalla temperatura delle piazze italiane. E c’è da giurare che diventerà ancor più incandescente a pensare che chi ha la saracinesca abbassata ancora non sa quando potrà rialzarla mentre può già cerchiare sul calendario il giorno in cui tornare a fare la ola all’Olimpico. Mah… C’è solo da sperare che a Palazzo Chigi abbiano calibrato bene la mossa e ancora meglio calcolato le conseguenze. Già, non piace a nessuno sentirsi a tal punto irrilevante da non meritare attenzione neanche affrontando la piazza mentre i Signori del calcio fanno la porca figura del Marchese del Grillo. Ricordate? «Io so io e voi nun siete un c…o». Era Roma anche quella.
L’Olimpico non è il Colosseo
Certo, il pallone muove grandi interessi, dalla tv agli sponsor passando per mille altri rivoli dorati. Ma nessuno di questi porta un euro nelle tasche di chi oggi è costretto alla serrata da una pandemia che il ministro della Salute ha descritto come un’occasione unica per rivitalizzare «l’egemonia della sinistra». E poi vai a dare torto a chi strologa di esperimenti sociali su scala globale propiziati dal virus. Epperò, stadi aperti e negozi chiusi. Circenses sì, panem no. L’Olimpico non è il Colosseo. A scanso di ulteriori equivoci, Virginia Raggi ne prenda nota.