Chi è il vero sequestratore dei migranti di Open Arms: perché rifiutò Malta e Spagna

20 Apr 2021 17:55 - di Adriana De Conto
Open Arms il vero sequestratore

Il caso di Open Arms si arricchisce di nuovi particolari. “Se al Tribunale di Palermo i fatti venissero prima della politica, i giudici dovrebbero prosciogliere Matteo Salvini e rinviare a giudizio per sequestro di persona Marc Reig Creus, comandante della nave Open Arms“. E’ l’incipit della ricostruzione che il giornalista e scrittore Gian Micalessin fa sul Giornale.

A trattenere i migranti sulla nave, o per dirla con i giudici, “sequestarli” non fu il leader della Lega e all’epoca dei fatti ministro dell’Interno. “Il vero rapitore di migranti in quel caso non fu Salvini ma lui. Fu lui, d’intesa con la Ong spagnola di Oscar Camps, a trasformare 147 migranti in uno strumento politico per colpire le politiche anti-sbarchi del capo della Lega”. Lo fece  tenendoli in mare dal primo al 20 agosto rifiutandosi ripetutamente di far rotta su Malta o sulla Spagna.

Il comandante Creus e gli obiettivi politici della nave ong

Ricostruisce il Giornale. I termini temporali sono 2: il 1 agosto viene imbarcato  il primo carico di migranti davanti alle coste libiche; il  20 agosto, il giudice Luigi Patronaggio  ordina il sequestro della Open Arms. In questo lasso di tempo, il comandante Creus resta sempre davanti alle coste italiane, rifiutando sia l’offerta di approdare a Malta, sia quella di raggiungere un porto spagnolo. “Una scelta in linea con le rivendicazioni politiche di una Ong – commenta Gian Micalessin-  che non si limita a recuperare i migranti in mare, ma ne difende il diritto a violare i confini dell’Italia, rifiutando altri lidi meno funzionali all’obiettivo politico. Sappiamo poi che il ministro Lamorgese non è meno responsabile di Salvini -tutt’altro- della vicenda del “sequestro”.

Open Arms, chi è il vero sequestratore: la vicenda

“La pretesa di sbarcare solo e soltanto in Italia è, nell’ottica di Creus e della Ong, indispensabile per smuovere i media, attivare i magistrati sensibili alla causa dell’accoglienza; e dividere un esecutivo gialloverde ormai traballante”. Pertanto, il comandante rifiuta di far rotta come, proposto da Madrid, sui porti spagnoli di Algeciras o di Mahon, sull’isola di Minorca. “Due porti che potrebbe raggiungere in soli 5 giorni, un quarto del tempo trascorso intorno a Lampedusa e alla Sicilia”. Qui dovrebbe subentrare il diritto marittimo internazionale che prescrive che  una nave è territorialmente parte dello Stato di cui batte bandiera. Dunque, in base al trattato di Dublino, l’accoglienza e l’assistenza dei migranti della Open Arms non competevano all’Italia, ma a Madrid.

Open Arms, perché il comandante rifiutò Malta e Spagna

Il perché il comandante della Open Arms disse no a Malta è sconcertante:  «Perché – sostiene Creus – era un porto piccolo e aveva autorizzato lo sbarco solo per trenta persone… Il resto delle persone che avevamo a bordo non poteva comprendere perché solo in 30 potessero scendere… Perciò abbiamo detto: o tutti o nessuno». Nel frattempo, mentre Creus insiste per ottenere un porto italiano,  “Salvini resta, invece, dalla parte della legalità”, leggiamo. Il 2 agosto, quando  rifiuta la prima richiesta di un «porto sicuro» l’allora ministro degli Interni agì sulla linea del «decreto sicurezza bis», approvato dal governo giallo-verde due mesi prima. D’intesa, quindi, con gli allora ministri Danilo Toninelli ed Elisabetta Trenta, firmatari, fin dal 2 agosto, del divieto d’ingresso.  Tale divieto – specifica il Giornale- restò pienamente legittimo fino al 14 agosto: “quando il Tar del Lazio accoglie un ricorso della Ong spagnola. E qui sta il punto. Per ben 14 dei 20 giorni della vicenda Open Arms gli unici e soli responsabili della permanenza in mare dei migranti sono il comandante Creus e i capi della Ong. Salvini resta dunque teoricamente imputabile solo per i sei giorni successivi”.

Open Arms, il vero sequestatore non fu Salvini

Un periodo limitato  per giunta, difficilmente ascrivibile al reato di sequestro di persona. Si aggiunge la circostanza politica:  il premier Giuseppe Conte, i ministri Toninelli e Trenta e il resto dei Cinque Stelle scelgono di rinnegare la linea precedente; non per una resipiscenza umanitaria, ma al solo scopo di isolare un alleato trasformatosi in avversario”. Morale della favola fu che mentre si consumava lo scontro politico,  Creus e la Open Arms sbarcarono a Lampedusa un carico di migranti “usato per venti e passa giorni alla stregua di una potente e dirompente arma politica”.

 

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *