Sputnik, anche il Lazio in pressing sul governo: «Pronti a produrlo». Ma Di Maio ci impicca all’Ue

6 Mar 2021 15:13 - di Viola Longo
lazio sputnik

Le pressioni sul governo per una rapida approvazione del vaccino Sputnik subiscono una nuova accelerazione, con la richiesta da parte della Regione Lazio di valutare la possibilità di produrlo in Italia, oltre che di opzionare le dosi in modo da arrivare pronti a quando l’Ema e l’Aifa daranno il via libera all’utilizzo in Europa e in Italia. La sollecitazione, presentata dall’assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato, si aggiunge a quelle già arrivate da più parti nei giorni scorsi. «Auspico e mi aspetto – ha spiegato Giorgi Meloni – che Mario Draghi si faccia sentire e che il governo italiano abbia come stella polare l’interesse nazionale, approvvigionandosi con vaccini non oggetto di trattative con l’Unione europea».

L’accelerazione del Lazio sul vaccino Sputnik

Su Sputnik il Lazio ha già avviato i primi contatti con la Russia, per il tramite dell’Istituto Spallanzani, che sta parlando con il Centro nazionale di ricerca epidemiologica e microbiologia N. Gamaleya di Mosca. «La signora Nina Kandelaki, direttore del Dipartimento dello sviluppo dei progetti sanitari del Fondo russo di investimenti diretti (Rdif), ha dato la disponibilità sia all’opzione delle dosi, che a facilitare il dialogo per sviluppare la produzione del vaccino», ha spiegato D’Amato, che ha partecipato al meeting tra i due istituti, pronti a firmare un protocollo d’intesa. Secondo quanto riferito dall’assessore, le autorità russe avrebbero «dichiarato la volontà di mettere a disposizione tutto ciò che è necessario per consentire la produzione del vaccino in Italia».

Il via libera dell’Ue: «Chi vuole lo compri»

Anche l’Ue ha aperto la porta a Sputnik. Benché gli Stati membri siano ancora in attesa del via libera ufficiale per il suo utilizzo, per il quale l’Ema ha avviato la rolling review, la revisione clinica, le autorità comunitarie, infatti, hanno fatto sapere che non si opporranno agli acquisti da parte dei singoli governi nazionali. Un discorso che vale anche per il cinese Sinopharm. Insomma, nulla osta all’approvvigionamento. O quasi. Infatti, mentre altri Paesi come l’Ungheria e l’Austria si sono già mosse o si stanno muovendo in questa direzione e comunità scientifica, forze politiche e ora anche istituzionali locali italiane spingono sempre di più nello stesso senso, il nostro governo sembra voler tirare a tutti i costi il freno a mano.

Di Maio: «Noi ci rimettiamo all’Ue»

«Rispetto ad altre tipologie di vaccini, dipende dall’Ema. Noi ci rimettiamo all’Agenzia europea e stiamo muovendo ogni nostra mossa come Stato membro dell’Ue», ha spiegato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Ma è evidente che una partita così cruciale nella lotta alla pandemia non può reggersi sull’iniziativa delle singole forze politiche o dei singoli enti locali. «Io non dispongo di elementi per dire se lo Sputnik sia sicuro o meno, ma il governo può rispondere a questa domanda perché ha i dati e sulla base delle evidenze scientifiche può agire», ha sottolineato dice Giorgia Meloni, intervistata dall’AdnKronos.

Meloni: «Mi aspetto che Draghi si faccia sentire»

Per la leader di FdI «perdere tempo non è più possibile. La Russia sostiene di avere 50 milioni di dosi per l’Ue e se ci sbrighiamo possiamo acquistare quelle che servono». Ma, ha ricordato Meloni, «l’azione spetta al ministro della Salute Speranza». «Si assuma – ha proseguito – la responsabilità di dire agli italiani tempestivamente quali vaccini si possono utilizzare. E avvii una trattativa con le case farmaceutiche per avere nuove dosi». Per quanto riguarda l’Unione Europea, poi, per Meloni «è ormai evidente che è partita tardi e si è mossa peggio. Questa campagna vaccinale è un fallimento. Auspico e mi aspetto che a questo punto Mario Draghi si faccia sentire e che il governo italiano abbia come stella polare l’interesse nazionale. Approvvigionandosi – ha concluso la leader di FdI – con vaccini non oggetto di trattative con l’Unione europea».

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