Renzi fiuta la crisi del Pd e azzanna Zingaretti: «È come Niccolai, il re degli autogol»
Dice di avvertire un «clima d’odio e di rabbia» nei suoi confronti. Una percezione che Matteo Renzi, intervistato dal Giornale, ricava dalle polemiche seguite al suo improvvido viaggio in Arabia, dove ha celebrato un inesistente «rinascimento» a fronte di un compenso di 80mila euro. Ma anche dall’espressione «cordone sanitario» utilizzata di recente da una toga di sinistra come Nello Rossi nell’auspicarne l’isolamento politico. «Allucinante», commenta il leader di Italia Viva. «Odio e rabbia», dunque. Che tuttavia non inducono l’ex-premier a pentimento. «Io lo rifarei non una, non dieci, ma cento volte», dice riferendosi al siluramento di Conte.
Renzi intervistato dal Giornale
E poco importa se ora un sondaggio indica Giuseppi come salvatore dei 5Stelle incamminati su una crisi che sembrava irrimediabile. Il “miracolo”, anzi, diventa l’occasione per inquadrare nel mirino la sagoma di Nicola Zingaretti, il suo vero bersaglio. «Quest’anno gli daranno il premio Comunardo Niccolai», ironizza infatti Renzi. Già, Niccolai. Nel codice del calcio, lo stopper del Cagliari dello scudetto è ricordato come il re degli autogol. E proprio un autogol è per Renzi la strategia del segretario del Pd, non a caso definita «masochista». Non ha torto. Zingaretti ha gridato «Conte o morte» nei giorni della crisi per ritrovarselo ora come leader di un partito, politicamente alleato, ma elettoralmente concorrente. «Non ho parole. Penso che sia stato il più spettacolare autogol nella storia della politica», infierisce Renzi.
La Serracchiani rimpiange l’ex-Rottamatore: «È riformista»
È di tutta evidenza che l’obiettivo dell’ex-Rottamatore è quello di infilarsi nelle polemiche precongressuali che già cominciano a segnare il suo vecchio partito. Lì dentro non sono pochi i renziani “in sonno”. O quanti ne rimpiangono la leadership. Come ad esempio Deborah Serracchiani, dirigente di peso, che in un’intervista al Foglio giudica un «errore» la tentazione di «archiviare il renzismo», facendone «una caricatura». A suo giudizio, invece, quella stagione «è stata anche carica di sbagli ma sicuramente riformista. Non credo vada dimenticata». Parole, queste, che difficilmente Zingaretti interpreterà come un incoraggiamento.