Rai, il biopic su Nada vince la sfida dello share. Finalmente un film senza gabbie ideologiche
Cinque milioni di telespettatori per uno share del 23,1 per cento. Praticamente il più visto. Un vero successo quello riscosso ieri sera dalla “Bambina che non voleva cantare“, il biopic su Nada trasmesso da RaiUno. Non c’era da dubitarne. Il film meritava. Innanzitutto per il soggetto-oggetto dello sceneggiato: Nada, debuttante a Sanremo non ancora 16enne con quel “Ma che freddo fa” che ancora canticchiamo. E poi perché finalmente l’abbonato Rai ha potuto vedere un film finalmente libero dalle gabbie ideologico-culturali che ormai imprigionano qualsiasi prodotto televisivo. Per una volta niente stereotipi. Niente partigiano buono, fascista cattivo, immigrato da integrare, omosessuale da includere.
Alla “Bambina che non voleva cantare” il 23,1 di share
Per una volta, e speriamo non l’ultima, il servizio pubblico ha cambiato menu. E al posto del solito mix tra cortigianeria politica e buone intenzioni ha servito una storia nella sua essenzialità di racconto. La Nada del biopic di Costanza Quatriglia è una ragazzina alle prese con un’infanzia resa durissima dalla madre depressa. Ha un istinto ribelle, com’è tipico degli artisti di razza. Ma non per questo la regista pretende di elevarla a cliché per tendenze e mode che sarebbero arrivate solo più tardi. Nada, dunque, non è una femminista in anticipo. Così come la parrocchia dove una suora ne afferra per prima la voce non è un luogo di inconfessabili pratiche sessuali, ma un’agenzia formativa ed educativa che agisce in aiuto alle famiglie.
Nada, una storia di dolore e di successo
C’è gloria anche per il maestro di musica: severo, ma sensibile e pronto a scommettere sulle doti canore della ragazzina. In un’altro film, uno così sarebbe finito dietro la maschera del clerico-fascista bacchettone. Persino il padre, che non sguazza certo nella ricchezza, resta immune da riferimenti proletari e classisti. Un film bello, insomma, con al centro il talento purissimo di una bambina messo a dura prova da un contesto di grande disagio. Ma studio, amore e capacità di sacrificio trasformeranno le sue paure in una storia di successo. Vi contribuisce – e si vede – anche un’Italia che purtroppo non esiste più. Grazie a Nada, abbiamo potuto almeno ricordarla.