Lo scandalo P2 dopo 40 anni. Feltri: fu l’arma dei comunisti, anche io avevo il modulo della loggia…

16 Mar 2021 8:16 - di Redazione
Feltri P2

E’ un ricordo singolare quello di Vittorio Feltri sulla Loggia P2. Lo scandalo che scoppiò 40 anni fa e che colpì come un terremoto lo scenario politico. I piduisti divennero i nemici assoluti del Paese e Licio Gelli il grande burattinaio al quale addebitare tutti i mali, le trame, i complotti veri o presunti che hanno costellato le pagine della nostra storia.

Feltri e l’editoriale sull’inchiesta P2

Feltri nel suo editoriale su Libero usa un tono ironico e tagliente per esprimere il suo giudizio su un’inchiesta che considera farlocca. “Gli affiliati erano accusati di qualsiasi reato, tranne che della crocifissione di Gesù”. E ancora: “Secondo gli investigatori dei miei stivali, la P2 era una banda che finanziava addirittura il terrorismo in chiave anticomunista. Una balla gigantesca”.

Una vittima illustre: Franco Di Bella

Vittima illustre della demonizzazione che colpì gli affiliati alla loggia P2 fu Franco Di Bella – ricorda Feltri – “eccellente direttore del Corrierone, il cui nome figurava tra i reietti assoldati da Gelli. Dovette sloggiare pur essendo immacolato come un canarino in gabbia. La sua colpa era quella di aver portato il foglio della borghesia a livelli di vendita pazzeschi. Liquidato con ignominia e sostituito da Alberto Cavallari”.

La vera finalità: eliminare chi era anticomunista

La vera finalità dell’inchiesta, continua Feltri, era “eliminare chiunque fosse anticomunista e impedisse alle legioni di Berlinguer di dominare la scena. Infatti la candidatura di Alberto al trono di via Solferino fu fortemente sostenuta da uomini influenti del PCI, cosicché egli fu incoronato. Cavallari non ebbe poche difficoltà, poiché il Corriere uscì dallo scandalo artefatto con le ossa rotte. E la Repubblica ne fu avvantaggiata imponendosi sul mercato come concorrente pericoloso del foglio tradizionale di Milano. Con Di Bella ci lasciarono le penne molti altri, tra cui alcuni cronisti: per esempio Ciuni e Donelli, i quali erano stati cooptati nella P2 senza un autentico motivo. Pure l’arresto di Angelo Rizzoli, persona specchiata, avvenne di conseguenza pur essendo l’editore totalmente estraneo al bordello piduista”.

Feltri: anche io avevo il modulo di adesione alla P2 nel cassetto

L’inchiesta sulla P2 diventò un’arma di lotta politica e del resto la storia è stata poi replicata con Tangentopoli. La politica in Italia è purtroppo fortemente viziata da questi elementi. Alla fine del suo editoriale tuttavia Feltri rivela un particolare inedito e cioè che lui stesso stava per aderire alla fatidica loggia. ” Ora della P2 – scrive – non si parla più dal momento che non c’è niente da narrare se non che fu una bolla di sapone trasformata dai compagni in una bomba atomica… ma prima di chiudere questo articolo mi piace raccontarvi che anche io, lavorando al Corriere, venni invitato a entrare nella loggia. Mi fu consegnato da un collega il modulo da compilare. Lo misi nel cassetto della scrivania e lì lo dimenticai, così ebbi modo di schivare di essere preso a calci comunisti. Poi affermano che di Sanculo non bisogna fidarsi”.

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