Khashoggi, la relatrice Onu: minacciata di morte da funzionario saudita per la mia indagine

23 Mar 2021 15:34 - di Roberto Frulli

È stata minacciata di morte da un alto funzionario saudita dopo la sua indagine sull’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, la relatrice speciale delle Nazioni Unite per le uccisioni extragiudiziali uscente, la francese Agnes Callamard.

La clamorosa rivelazione è arrivata dalla stessa Callamard. Che, in un’intervista esclusiva al quotidiano britannico Guardian, ricostruisce la storia delle minacce saudite.

Fu un collega delle Nazioni Unite di Ginevra, a gennaio dello scorso anno, ad avvertirla, per due volte, che un alto funzionario saudita aveva detto che ‘‘si sarebbe preso cura di” lei se l’Onu non l’avesse frenata.

”Una minaccia di morte. Ecco come è stata percepita” dai colleghi di Ginevra durante un ”incontro ad alto livello” nel corso del quale è stato criticato il lavoro della relatrice Onu, afferma Callamard.

Il suo lavoro, le è stato detto, è stato duramente criticato, così come le conclusioni della sua indagine.

E Callamard è stata accusata di aver ricevuto soldi dal Qatar, Paese critico rispetto all’Arabia Saudita.

Inoltre uno degli alti funzionari di Riad ha detto di aver ricevuto diverse telefonate di persone disposte a ”prendersi cura di lei”.

Il colloquio ”mi è stato riportato in quel momento. Le persone presenti, e anche successivamente, hanno chiarito alla delegazione saudita che quanto affermato era assolutamente inappropriato e che ci si aspettava che non si andasse oltre”, ha detto Callamard.

E nel momento in cui i funzionari delle Nazioni Unite hanno espresso preoccupazione, altri delegati sauditi presenti all’incontro hanno cercato di rassicurare.

Ma una volta che questi sono usciti dalla stanza, un funzionario saudita rimasto ha ribadito la minaccia, prosegue.

Esperta di diritti umani e prossima segretaria generale di Amnesty International, la francese Callamard è stata la prima a indagare pubblicamente sull’omicidio Khashoggi avvenuto a ottobre nel 2018 nel consolato di Riad a Istanbul.

Nel suo rapporto di cento pagine, pubblicato nel giugno del 2019, si citano ”prove credibili” del coinvolgimento del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman e di altri alti funzionari di Riad in quello che definisce un ”crimine internazionale”.

Da allora, l’amministrazione Biden ha diffuso un rapporto declassificato sull’uccisione del giornalista del Washington Post in cui si legge che Mohammed bin Salman ha autorizzato l’omicidio. Circostanza che, invece, il governo di Riad ha sempre negato.

Il Guardian spiega che il governo saudita non ha risposto alle richieste di commento inviate via e-mail, e nemmeno il ministero degli Esteri saudita, l’ambasciata saudita a Londra e l’ambasciata saudita a Washington.

”Quelle minacce non funzionano su di me – ha concluso Callamard -. Non significa che voglio altre minacce, ma devo fare quello che devo fare. E le minacce non mi hanno impedito di agire nel modo che ritengo giusto”.

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