Forattini, 90 anni da irriverente: “La satira per la sinistra è un problema, non sanno ridere…”

13 Mar 2021 11:18 - di Chiara Volpi
Forattini compie 90 anni

Giorgio Forattini compie 90 anni. Domani il celebre vignettista e disegnatore spegnerà 90 candeline nella sua Milano. E ieri Strisica la notizia lo ha celebrato con una intervista ritratto che, in un video di tre minuti, riassume quasi un secolo di vita e proficui decenni di strisce satiriche e commenti che hanno raccontato e commentato la storia del Belpaese. Vizi privati e pubbliche virtù dei protagonisti della nostra storia politica, che Forattini ha tratteggiato in punta di matita, lasciando filtrare dal disegno l’occhio critico dell’osservatore disincantato almeno quanto sollecito nel denunciare o sottolineare scandali e drammi che hanno segnato il cammino di una nazione. Mezzo secolo di storia del costume e della politica di casa nostra: dai fasti e dalle nefandezze della Prima Repubblica a oggi.

Giorgio Forattini compie 90 anni

55 libri e migliaia di vignette: una vita di satira e di querele, quella di Forattini, di cui, alla soglia del novantesimo anno d’età, il disegnatore traccia un bilancio che alterna intuizioni geniali, successi e dazi pagati a incomprensioni e censure che hanno accompagnato il suo lavoro sempre: dagli esordi su Paese Sera. Ai riconoscimenti di Repubblica, che nel 1978 creò solo per lui l’inserto di Satyricon. E poi Panorama. La Stampa. Il Giornale. Fino alla collaborazione con le tre testate di Qn Quotidiano Nazionale. E ovunque è andato ha lasciato il segno.

Una vita dedicata alla satira

Perché, come ricorda oggi Il Giornale in una pagina ritratto dedicata a Forattini, è stato senz’altro l’«inventore della satira liberale». Almeno finché, scrive Paolo Guzzanti nel suo omaggio al famoso 90enne, «sembrava di sinistra e ben omologato. E la parola d’ordine era: quanto è bravo Forattini, quanto fa ridere Forattini, è il migliore Forattini». E tutti i maitre a penser e i salotti radical chic che approvavano. Ridacchiavano soddisfatti sotto i baffi. E applaudivano. Tributi e riconoscimenti indirizzati puntualmente a colui che, sottolinea Guzzanti nel suo magistrale pezzo, «fu il beniamino della sinistra finché disegnò Bettino Craxi come il Duce. Con gli stivaloni lucenti ispirati a Pietro Gambadilegno della saga di Topolino. Gambadilegno era l’icona del gangster e dunque andava benissimo, viva Forattini. Poi però cominciò a dare segni fastidiosi di anticomunismo. Scherzava a sinistra e le sue vignette cominciarono a far incazzare gli altri satiri ortodossi di sinistra – prosegue Guzzanti – che si riunirono in mugugno permanente per sputacchiare comunicati e proclami».

La rivolta della sinistra contro il vignettista diventato “disorganico”

Perché macchiette irriverenti e satira pungente sono andate bene per Forattini finché il vignettista satirico non ha dirazzato. Al punto da meritarsi la lettera scarlatta appuntata sulla fronte: quella «dell’uomo di destra». Affibbiata da chi aveva deciso che quel disegnatore, tanto acclamato fino al giorno prima, era diventato disorganico. E la sua matita, potente e brillante fino ad allora, scomoda e funzionale a una libertà di pensiero e di azione che la sinistra non gli avrebbe mai perdonato. Per questo, ancora  nella sua breve intervista concessa all’inviato di Striscia la notizia, Jimmi Ghione. E andata in onda ieri sera su Canale 5, Forattini ricorda e commenta: «la vignetta più osteggiata? Quella che mi ha fatto sentire più solo? La celebre striscia in cui D’Alema sbianchetta l’elenco dei nomi della Commissione Mitrokhin». Costata a Forattini un lungo processo. Culminato nell’obbligo a pagare 3 miliardi di vecchie lire. Perché, commenta ancora oggi il disegnatore 90enne, «i comunisti non ammettono la satira. O almeno, non quella contro di loro: ma solo sugli altri»…

 

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