Foibe, la vergogna di Pomezia: M5S e Pd bocciano l’intitolazione dei giardini a Norma Cossetto
È accaduto due giorni fa, all’interno dell’amministrazione comunale di Pomezia, alle porte di Roma. Qui comandano i grillini. Alle elezioni amministrative del 2018 hanno sbaragliato tutti. Hanno tutto: sindaco, vice, assessori, presidente del Consiglio comunale. Il “no” alla intitolazione del giardino di via Farina a Norma Cossetto l’hanno pronunciato assieme a quei pochi piddini rimasti gli scranni del civico consesso. Una vergogna condivisa in nome di argomentazioni impalpabili, frutto di cattive letture mal digerite. La precoce e atroce morte di Norma Cossetto, seviziata, torturata e scaraventata in una foiba dai comunisti agli ordini di Tito, ancora non trova giustizia.
Lo sdegno di Rampelli
«Una notizia sconcertante», la definisce Donatella Schürzel, presidente del Comitato provinciale di Roma dell’associazione “Venezia-Giulia e Dalmazia“. Lei Pomezia la conosce bene per averci insegnato. «Dispiace che una città così civile abbia ignorato una legge dello Stato». Ed è così, dal momento che la tragedia delle foibe ha trovato finalmente parziale ristoro nell’istituzione, il 10 Febbraio, della Giornata del Ricordo. «Dire no all’intitolazione dei giardini a Norma significa oltraggiare la memoria degli italiani e degli esuli di Fiume, Istria, e Dalmazia», incalza Fabio Rampelli. Il vicepresidente della Camera ha bollato come «vergognosa» la bocciatura della proposta di intimazione del giardino da parte della maggioranza Pd-5Stelle. «Norma Cossetto – ha ricordato l’esponente di FdI – fu insignita dal presidente Ciampi della Medaglia d’oro al merito civile». Ma i grillini-piddini locali hanno ricordato che era la «figlia del podestà».
Norma Cossetto la Medaglia d’oro da Ciampi
In realtà, il dibattito consiliare ha svelato una macroscopica ignoranza di fondo. «Alcuni – ha aggiunto la Schürzel hanno fatto un distinguo ideologico tra martiri e morti. Che diventano così automaticamente di serie A e di serie B». Le fa eco Carla Cace presidente dell’Associazione Nazionale Giuliano Dalmata. «Basta negazionismo. Scrissero la storia della Cossetto studiosi come Frediano Sessi, Arrigo Petacco e Gianni Oliva. Ma questo – conclude – probabilmente i consiglieri di Pomezia non lo sanno». La vicenda non finirà qui. «Chiederemo al sindaco – annuncia Marino Micich, direttore dell’archivio del Museo storico di Fiume – di poter intervenire in merito nei modi e termini che riterrà più opportuni. Mio padre, come molti altri esuli, sono sepolti al cimitero di Pomezia e sarebbe giusto che una lapide ne ricordasse l’esilio e le ingiustizie subite solo perché italiani».