Finita la luna di miele con Draghi, i commercianti si scatenano: “Siamo delusi dalle elemosine”

25 Mar 2021 11:03 - di Monica Pucci

I commercianti italiani sono delusi, la luna di miele sembra essere già finita. “Dal presidente Draghi ci aspettiamo una svolta che non c’è ancora. Ci aspettiamo quel coraggio responsabile con cui nel 2012 salvò l’Unione monetaria europea, dichiarando il famoso ‘whatever it takes’ (fare tutto ciò che è necessario, ndr). Ma questa volta deve farlo per salvare le nostre imprese. Che poi vuol dire salvare l’Italia”. Lo afferma Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, in una intervista al ‘Corriere della sera‘ in cui sottolinea che per “trovare un anno peggiore del 2020 bisogna risalire più o meno al 1944. L’anno scorso sono andati persi quasi 130 miliardi di consumi, circa duemila euro a testa”, afferma.

Il grido di dolore dei commercianti a Draghi

“Quando incontro i nostri imprenditori e ascolto numeri e bilanci disastrosi, mi sembra che la distanza tra noi e la lentezza e poca efficacia delle azioni fin qui intraprese si faccia siderale. Tutti mi dicono la stessa cosa: le chiusure senza indennizzi adeguati – spiega – non le reggiamo più”.

Cosa non va nel decreto Sostegni? «È stato archiviato il meccanismo dei codici Ateco e sono stati stanziati per”questi interventi circa 11 miliardi di euro, sui 32 mobilitati dal decreto. Ma i soggetti interessati alla fine sono circa tre milioni. In questo modo l’indennizzo medio è di circa 3.700 euro”. Per Sangalli “non ci siamo. Il rischio è la chiusura di circa 300 mila imprese del terziario e circa 200 mila partite Iva”. Chiedete un nuovo scostamento di bilancio? “Per forza: servono indennizzi più adeguati, più inclusivi e più tempestivi. E poi c’è un problema legato ai costi per le imprese rimaste chiuse: dalle locazioni ai finanziamenti. Chiediamo che possano essere sospesi, almeno fino a quando le imprese non potranno ripartire in piena normalità” afferma.

La protesta si estende ad altre categorie

All’allarme di Confcommercio si aggiunge quello della Cgia di Mestre, secondo cui  i soldi arriveranno “con almeno tre mesi e mezzo di ritardo”. “Pollice verso anche dall’Unione artigiani italiani (Uai). “Sono sempre le piccole imprese a pagare il prezzo  altissimo – spiega Gabriele Tullio, presidente della Uai – e non mi riferisco solo al settore della ristorazione, dell’accoglienza e del benessere della persona, ma a tutte le imprese artigiane e alle micro imprese.  Un calo del fatturato del 50% può corrispondere a indennizzi/ristori di 3.000 euro medi”.

 

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