Covid, tutto rinviato nel Cdm. Sulla nuova stretta anti-contagio Draghi deciderà (forse) venerdì
Fumata grigia a Palazzo Chigi per i nuovi provvedimenti anti-contagio. Il Consiglio dei ministri ha infatti deciso di non decidere e di rinviare l’adozione di eventuali misure aggiuntive a venerdì prossimo. All’incontro con il governo presieduto da Mario Draghi erano presenti i componenti del Comitato tecnico-scientifico. La giornata decisiva – stando al timing indicato dalla nota di Palazzo Chigi – è quella di domani. Prima di adottare misura per una nuova stretta, governo e Cts esamineranno i nuovi dati sulla diffusione del contagio. Successivamente scatterà l’approfondimento con le Regioni e le Province autonome. Solo venerdì – si legge nella nota – «il Consiglio dei ministri potrà valutare l’adozione di eventuali misure».
Draghi deve sentire prima le Regioni
Sotto il profilo più squisitamente politico, la fumata grigia di questa sera non depone in favore del governo. A fronte di una situazione ritenuta dagli scienziati sempre più allarmante, non si registrano scarti apprezzabili nei confronti delle trite liturgie di sempre: incontri, caminetti, approfondimenti. In poche parole, il ruolo di commissario unico della crisi da pandemia che è poi la vera cifra dell’ingaggio di Draghi sembra in qualche modo disatteso. Se tutto resta ancorato alla concertazione con le Regioni o se ogni passo deve trovare la quasi impossibile unanimità del Cts, ci sono davvero poche possibilità di invertire la tendenza.
Il premier non è stato designato per rinviare
In realtà, quel che gli italiani attendevano era soprattutto un deciso cambio di marcia nella gestione della crisi. Più decisioni, meno concertazione. Al momento, così non è. E purtroppo i risultati si vedono e sono deludenti. Forse è vero che la figura di Draghi ha suscitato aspettative ben superiori agli ostacoli – sanitari, economici e sociali – posti dall’emergenza sanitaria. Ma è altrettanto vero che questi erano (e sono) gli obiettivi a base della sua designazione e della fiducia che il popolo, attraverso il Parlamento, gli ha espresso.