Clementi: «La rara variante trovata a Varese? È una delle tante, non deve allarmare»
È giusto cercarle e studiarle, ma «senza preoccupazioni o timori». Il virologo Massimo Clementi interviene sul caso della nuova, rarissima variante isolata a Varese in una donna di ritorno dall’Egitto, invitando a evitare allarmismi. «È una delle tante e ne troveremo di tutti i colori», ha spiegato, chiarendo che «cercarle e tenerne traccia» è opportuno, ma che la loro emersione va valutata nella giusta misura.
«No allarmismi per la variante trovata a Varese»
«Quella scoperta a Varese è una delle tre varianti che sono emerse negli ultimi tempi e in qualche modo rappresenta la minoranza visto che ormai in Italia è predominate quella inglese», ha spiegato il direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’ospedale San Raffaele di Milano, che ha collaborato con la Asst di Varese per l’identificazione della variante. Per Clementi «ci sono due questioni dal punto di vista biologico» che bisogna tenere in considerazione. Una è che «il virus troverà sempre meno spazi per replicarsi perché sta crescendo la popolazione con anticorpi, perché colpita dalla malattia». L’altra è che «stanno aumentando i vaccinati».
Correre coi vaccini per impedire altre mutazioni
Clementi, quindi, ha chiarito che la necessità di «correre con le vaccinazioni» sta non nella ricerca dell’immunità di gregge, ma nell’urgenza di «impedire al virus di trovare nuove strade per mutare». «Queste varianti scoperte in tutto il mondo si somigliano un po’ tutte», ha quindi spiegato l’esperto, aggiungendo che «quella brasiliana ci preoccupa un po’ di più. Ma sappiamo che il virus non potrà cambiare all’infinito».
Lo studio sulla variante brasiliana
Clementi, quindi, ha ricordato uno studio «molto importante», benché ancora non validato per la pubblicazione ufficiale, firmato «da un luminare come David Ho, nel 1996 inserito tra i migliori scienziati per i suoi studi sull’Aids». «Il virologo – ha spiegato Clementi – ha studiato le varianti Covid oggi più diffuse, focalizzando l’attenzione su quella brasiliana e verificando gli effetti su questa mutazione degli anticorpi monoclonali e del siero dei soggetti guariti e vaccinati con Pfizer e Moderna». Lo studio ha fatto emergere che «gli anticorpi hanno qualche piccolo problema con questa varianti. I sieri dei soggetti guariti e dei vaccinati, anche se con una minor efficacia, invece, neutralizzano molto bene la variante brasiliana. Si tratta – ha concluso Clementi – di un risultato molto importante».