Sanremo, Achille Lauro divide: Papaboys in visibilio, ma per i cattocomunisti è blasfemo
Sanremo, Achille Lauro divide ancora: coi Papaboys in visibilio, tuonano i cattocomunisti che dopo la sua esibizione di ieri al Festival commentano: «è blasfemo». Insomma, Achille Lauro divide (e pilota la scena ) ancora. Coi giovani cattolici in visibilio per lu e la sua performance di ieri sul palco dell’Ariston. Mentre il direttore di Famiglia Cristiana, don Antonio Rizzolo, sentito dalla AdnKronos, non solo boccia «la trovata scenica» del cantante, definendola «sicuramente eccessiva». Ma addirittura lo giudica in odore di eresia. Lo scontro è solo all’inizio: alla fine del festival mancano ancora 4 serate, e le performance del camaleontico artista promettono fuoco e fiamme…
Sanremo, Achille Lauro blasfemo? Di sicuro colpisce e divide ancora
«Esistere è essere. Essere è diritto di ognuno. Dio benedica chi è». E ancora: «Esagerazione. Teatralità. Disinibizione. Lusso e decadenza. Peccato e peccatore. Grazia e benedizione. Un brano che diventa nudità. Sono gli artisti che si spogliano. E lasciano che chiunque possa spiare nelle loro camere da letto e in tutte le stanze della psiche». Il glam rock di Achille Lauro irrompe sul palco dell’Ariston in tutto il suo furore plastico e propagandistico. L’istrionico artista romano ieri si è presentato in scena vestito di piume e protagonista del primo dei “quadri” delle cinque serate. Si è esibito in un brano per la prima volta lontano dalle sue performances sesso, droga e rock’n roll. E dopo aver cantato Solo noi, ha offerto al pubblico un monologo eloquente.
La sua esibizione tra canto e monologo: un manifesto artistico ed esistenziale
«Sono un volto coperto dal trucco. La lacrima che lo rovina. Il velo di mistero sulla vita. Sono la solitudine nascosta in un costume da palcoscenico. Sessualmente tutto. Genericamente niente», ha detto Lauro snocciolando, solo sul palco, una sorta di suo manifesto artistico-esistenziale. Un autoritratto tridimensionale che, tra parole, musica e costume, ha consegnato al pubblico un’immagine inedita di Achille Lauro, appena abbozzata con le esibizioni dello scorso anno. E portata a compimento in questa edizione del festival riveduta e corretta dal Covid.
La performance di Achille Lauro a Sanremo: per i Papaboys il suo canto è una preghiera
E così, mentre i più ancora si interrogano su contenuto e messaggio della sua esibizione, i Papaboys promuovono a pieni voti Achille Lauro. Il quale al Festival di Sanremo ieri, ha addirittura pianto sangue. «È la cosa migliore sul palco – dice all’Adnkronos Daniele Venturi, leader dei Papaboys –. È un artista geniale. Provocatore. Ma il nostro mondo deve cogliere le differenze tra uno che sta profondamente dalla parte nostra e uno che è contro come poteva essere Marilyn Manson. Achille Lauro è un ragazzo italiano che viene dalle periferie e alza il grido a modo suo. Bisogna prendere la sua grandezza dal lato del dolore e della sua sensibilità». E ancora: «Anche se vagamente trasgressivo – osserva sempre il leader dei Papaboys che, preparando un video di musica cattolica, si è ispirato nientedimeno che a Lauro – è potente. Quanti di noi dicono al Signore “Salvami!” La sua canzone è una preghiera».
Mentre Famiglia Cristiana lo accusa di essere blasfemo
Di parere diametralmente opposto invece chi, come il direttore di Famiglia Cristiana, ha visto nella teatrale performance canora dell’artista ha visto qualcosa ai limiti della blasfemia. Paragonando le sue lacrime di sangue a quelle della Madonna di Civitavecchia. Don Antonio Rizzolo, sentito a sua volta dalla AdnKronos, boccia a tutto tondo quelle lunghe tracce rosse che hanno rigato il volto del cantante. «In ogni caso, è una scelta eccessiva. Per certi versi scioccante, che l’artista si poteva tranquillamente risparmiare. E che – prosegue il direttore di Famiglia Cristiana – potrebbe anche essere interpretata in maniera negativa. Al di là di possibili riferimenti cercati e voluti, come una offesa ai credenti cristiani, per la possibile allusione alla statue della Madonna e a immagini sacre legate alle lacrimazioni. L’effetto potrebbe richiamarle, sfiorando il blasfemo», sostiene don Rizzolo.
Quell’accostamento alle Madonna di Civitavecchia e agli ex voto dei santuari
Per di più, «si è vista anche l’applicazione al centro dell’asta del microfono di Achille Lauro di un rilievo a una forma di cuore che sembra richiamare il Sacro Cuore di Gesù: nel suo disegno con la cresta sopra che rappresenta il fuoco dell’amore. Sembra una immagine molto simile anche a quelle degli ex-voto che vengono donati ai santuari. Se uniamo le lacrime di sangue a questo cuore, otteniamo un effetto ancora più blasfemo. E comunque certamente fuori luogo, per una immagine inadeguata al contesto. Oltre che ritenuta offensiva per una parte dei credenti in quel momento posti davanti alla tv». Insomma, il dibattito è in corso. Con una sola certezza al momento: Achille Lauro è riuscito nell’impresa più difficile: mostrarsi e apparire a uno stesso target di spettatori, ora come il diavolo. Ora come l’acqua santa.