Vito Crimi, il reggente che nessuno regge. In una parola, l’autoreggente dei Cinquestelle
Sparare su Vito Crimi? Ma no, sarebbe come farlo contro il pianista o, peggio, la Croce Rossa. Il reggente che nessuno regge (in realtà, un autoreggente) è l’esatto contrario della facciadaschiaffi che non si esiterebbe a stendere con un manrovescio. La sua aria sonnacchiosa da bradipo lento e soddisfatto scoraggerebbe all’istante qualsiasi brutta intenzione. In chiunque, tranne che in Fabrizio Roncone, acuminata penna del Corriere della Sera, che al povero Crimi ha riservato uno lisciabbusso destinato a restare più memorabile del gavettone patito al servizio militare.
Crimi parla, ma nessuno lo ascolta
Va anche detto che un po’ l’Autoreggente se l’è cercata. Ancora lì ad esprimere granitiche certezze quando il MoVimento intorno a lui è un campo disseminato di dubbi e di paure. «I 5Stelle non voteranno mai la fiducia a Draghi», aveva tuonato non più tardi di ieri. E mentre lo diceva le agenzie arrancavano dietro alle dichiarazioni dei grillini già in groppa a SuperMario. Proprio come quel ministro della propaganda di Saddam Hussein che in tv annunciava la vittoria dell’Iraq mentre alle sua spalle sfilavano i thanks americani entrati a Baghdad. I media mondiali lo ribattezzarono immediatamente in Alì il Comico per distinguerlo dall’assai meno faceto Alì il Chimico che lavorava all’atomica da sganciare su Israele.
Di Maio lo ha usato come segnaposto
In realtà, al simpatico bradipo non dà retta nessuno. Ma proprio nessuno. Apposta Di Maio lo piazzò a fare il reggente che non regge. Ne diede l’annuncio slacciandosi la cravatta. Un po’ in ossequio al rito del rinnovato spirito di militanza, non scalfito neanche dalla poltrona della Farnesina. E un po’ per sottolineare che della carica di capo politico lasciava solo il pennacchio, non certo il ruolo. Era come dire: Vito è un segnaposto. Una sorta di cappello sulla sedia con licenza di parlare. Ma solo per essere smentito un minuto dopo. Una vita difficile, quella di Crimi. Più dura di quella di un mediano. Con la differenza che di lui s’accorgono solo quando c’è.