Mes, Crimi cede: «Non faremo ostruzionismo sulla riforma». Ma è tempesta nel M5S

30 Nov 2020 19:07 - di Valerio Falerni
Crimi

Era l’ultimo appiglio cui appendere la pretesa diversità dei Cinquestelle: il Mes. «Mai e poi mai lo approveremo», hanno gridato fino a poche ore fa. Fino a quando, cioè, Vito Crimi, il reggente che nessuno regge, ha adottato il lodo Gualtieri per dire che un conto è la riforma del Mes, altro il suo utilizzo. «Non faremo ostruzionismo», assicura. Gli sarà sembrata una furbata irresistibile. In realtà, come ha rilevato Emma Bonino è «roba da dissociati mentali». Già, non ha senso riformare il fondo salva-Stati dichiarandone in anticipo il non utilizzo poiché nocivo. Se è nocivo, non si approva. Ma Crimi l’hanno messo lì apposta a prendersi i fischi. Suo il pettinfuori ogni qualvolta la realtà si diverte a far coriandoli delle utopie grilline.

Crimi contestato dai parlamentari

Con il Mes è ancora peggio. Perché ora il seggio traballa molto più di prima, con i sondaggi in picchiata e la ridotta disponibilità dei posti in Parlamento. Per molti, è tempo di stringersi attorno alla coppia Casaleggio-Di Battista. L’apertura di Crimi sul Mes è il cedimento che i due aspettavano. E infatti subito è cominciato il tiro al piccione. «Temo che Crimi non fosse presente all’audizione di Gualtieri», attacca Alvise Maniero. «I molti interventi M5S – ricorda – erano contrari a questa riforma». Sulla sua scia il collega Pino Cabras. «Crimi – rileva – non tiene conto del contenuto di due risoluzioni». Decisamente più tranchant il giudizio dell’eurodeputato Piernicola Pedicini.

L’ironia di Iv: «Un bene la fine del populismo grillino»

«Questo succede quando si occupano ruoli di vertice senza essere mai stati eletti da nessuno – premette -. Passo dopo passo ci si prende la libertà di decidere per conto degli altri e poi quella di tenere in ostaggio un intero Movimento. È così – conclude – che siamo arrivati al punto di non avere più nessuna dignità da difendere». E c’è anche chi approfitta per togliersi sassolini dalle scarpe. Come Raffaele Trano, sbattuto fuori dal M5S proprio dal reggente. E lui si vendica bollandolo come «capo illegittimo M5S». L’unico applauso a Crimi arriva dal renziano Marattin. «Ricordo molto bene – dice – come l’anno scorso giurarono che non avrebbero mai dato il via libera a quel trattato. Sono contento che oggi si sia sancita la fine del populismo anti-europeista del M5S». Un epitaffio, a ben guardare.

 

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