Usa, l’Fbi da la caccia alla donna con il cappello rosa. E non è un film di Hollywood
Sembra la trama di una pellicola di Hollywood ma non lo è: l’Fbi sta dando la caccia ad una mamma di 8 figli soprannominata, con fantasia tutta anglosassone, “the pink hat lady”, la donna con il cappellino rosa.
Se fosse un film sbancherebbe sicuramente il botteghino. E non è detto che qualcuno non si sia già proposto all’ineffabile mamma in rosa in fuga dagli agenti dell’Fbi sventolandole sotto il naso un assegno cospicuo per acquistare i diritti cinematografici sulla storia che sta appassionando in queste ore gli Usa. E che è questa: la donna, ”the pink hat lady”, sarebbe stata vista prendere d’assalto il Congresso Usa il 6 gennaio scorso a Washington mescolata fra le migliaia di persone che si sono intrufolate nel tempio, fino a quel momento inviolato, della democrazia statunitense. E ora l’Fbi vuole arrestarla a tutti i costi.
L’Fbi ha, dunque, sguinzagliato i migliori agenti per dare la caccia alla mamma in rosa. E alcune ore fa gli agenti dell’Fbi hanno condotto un raid in Pennsylvania nella casa di Rachel Powell, cioè proprio lei, la donna identificata come “the pink hat lady“.
Il suo copricapo rosa – certamente meno pittoresco di quello cornuto di Jack Angeli – appare nelle fotografie dell‘assalto al Congresso del 6 gennaio scorso. E sotto al cappello rosa c’è, indubitabilmente lei, la mamma di 8 figli, Rachel Powell.
Le sue foto sono diventate immediatamente virali dopo essere state pubblicate negli annunci sui social media con cui da settimane i federali stanno chiedendo al pubblico informazioni che possano aiutare ad identificare ed arrestare i sostenitori di Donald Trump che hanno partecipato all’insurrezione.
“Stiamo conducendo un’attività autorizzata dal giudice e stiamo cercando di localizzare Rachel Powell“, ha reso noto l’Fbi con una certa pomposità come se stesse dando la caccia a Osama bin Laden fra le montagne dell’Afghanistan.
L’Fbi ha così confermato, per la prima volta, l’identificazione della donna in rosa.
E lei? Come se nulla fosse ha recentemente rilasciato un’intervista ad un giornalista del New Yorker. Al cronista ha assicurato di “non aver fatto parte di alcun complotto organizzato“.
“Non ho nessuna preparazione militare, sono una madre di otto figli, lavoro, faccio l’orto ed allevo galline”, ha detto la donna che si è resa latitante per sfuggire all’arresto.
Non c’è dubbio che il ritrattino che la donna in rosa ha fatto di sé deve aver messo benzina nelle gambe degli investigatori dell’Fbi. Prima la prendono, prima finisce la farsa dell’Fbi a caccia di una tranquilla casalinga che ignara alleva galline.
Le tivvù naturalmente ci sguazzano alla grande in questa storia a metà fra il polpettone lacrimevole e la spystory. Che fa audience e fa sgomitare gli inserzionisti pubblicitari pronti a farsi la guerra per prendersi uno slot mentre le tivù intervistano vicini e conoscenti.
La Cbs si dice certa gli agenti federali oggi hanno perquisito la casa della mamma in rosa nella ricerca di indicazioni che possano portare al suo arresto.
I vicini di Rachel Powell hanno detto agli investigatori di non aver visto la donna ed i suoi figli più piccoli da oltre una settimana.
Nonostante le sue dichiarazioni, i video descrivono un ruolo diverso di Rachel Powell durante l’assalto al Congresso a Washington il 6 gennaio scorso. E rivelano che “the pink hat lady” aveva degli oggetti per sfondare le porte. Come se non bastasse spesso appare con in mano un megafono, per questo è stata soprannominata anche “the bullhorn lady”, la donna del megafono, mentre da istruzioni agli altri assalitori su dove andare. Forse l’esperienza acquisita pascoland galline le è servita anche nelle fasi concitate dell’assalto al Congresso.
Addirittura, secondo gli inquirenti, la donna sembra avere una conoscenza della pianta del Congresso. Competenze più da incursore delle forze speciali che da annoiata casalinga della Pennsylvania.
Da qui, comunque, nasce il particolare interesse che l’Fbi nutre per Rachel Powell. Proprio perché gli agenti sospettano che potrebbe aver partecipato al complotto per preparare l’assalto.