Riccardo Muti furioso: “I teatri sono i posti più sicuri, ancora non l’hanno capito”
“Che lo si dica forte: ancora non si è capito che i posti più sicuri sono i teatri“. Riccardo Muti risponde così nella bella intervista rilasciata alla Stampa. Alla domanda sulla cultura e lo spettacolo nella stagione delle chiusure generalizzate e senza un vero perché ha un fremito. Come ha vissuto questo periodo? “Malissimo”, risponde a Giangiorgio Satriagni . La chiusura di teatri e sale da concerto lo trova sconcertante. Non ci vuole un genioi per capire che “quando la gente è entrata si siede a distanza, con la mascherina, non parla- spiega il grande direttore d’orchestra- ; se si prendono misure all’ingresso e all’uscita non c’è pericolo”.
Riccardo Muti, teatri sicuri: “E’ ora di riaprirli”
E’ ora di voltare pagina. “E’ ora di riaprire i teatri – è l’appello di Muti – non solo per la sopravvivenza degli artisti, ma perché la chiusura per un lungo tempo porterà al decadimento del livello culturale delle prossime due generazioni”. Scienziati e politici del governo giallorosso hanno di fatto azzerato la cultura e intere categorie di lavoratori e artisti. Da cinque giorni Riccardo Muti è al Teatro Regio di Torino per provare Così fan tutte di Mozart. Con tutte le precauzioni del caso. Con tutte le distanze necessarie e senza baci o abbracci. All’opera ha collaborato la figlia regista, Chiara, e si prova al San Carlo di Napoli. Poi andrà in scena senza pubblico in sala e sarà disponibile in streaming gratuito sul sito del teatro dall’11 marzo fino al 30 settembre.
“Speriamo che Draghi pensi alla cultura”
Anche l’Italia politica vive giorni travagliati, che ne pensa di Draghi premier?, è la domanda a bruciapelo: «Non ci capisco più niente – risponde – accendo la televisione per cercare di capire, ma è come nel film Grand Hotel , c’è chi esce e c’è chi entra. La figura di Mario Draghi è al di sopra di ogni contestazione: non è un politico, a differenza di chi siede alla Camera o in Senato; ma ha un grande spessore internazionale. Se, in un Paese economicamente disastrato, potrà circondarsi di persone di valore e coscienziose, porterà elementi in grado di sollevarlo dalla condizione miserabile“. Spera che Draghi possa pensare alla cultura, vista la sua caratura.
Non è contento un perfezionista di grande sensibilità come Muti delle restrizioni a cui è costretto: «Ho ridotto un poco il numero di archi in buca, in maniera da avere un gruppo più raccolto, ma certo gli strumenti a fiato restano lontani anche fra loro”. “Quando si fa musica bisogna guardarsi, sul modello del quartetto d’archi: gli stumentisti lì non possono vagare con lo sguardo nel vuoto».