Rete Unica, Genna: “La commissaria europea è stata molto attenta a non anticipare giudizi”
“Nessun veto, ma neppure via libera alla Rete Unica: è questo il senso della risposta della Commissaria Vestager ad una interrogazione di un deputato olandese del parlamento europeo che poneva domande circa i rischi concorrenziali che deriverebbero dalla progettata fusione tra le reti di telecomunicazioni di TIM e di Open Fiber. Il tema della Rete Unica nascente dall’integrazione tra Tim e Open Fiber è pertanto al centro dell’attenzione in queste ore . Il giurista Innocenzo Genna, specializzato in diritto e policy europee del digitale è entrato nel vivo della questione suscitata dalle dichiarazione della commissaria europea in una lunga intervista sul sito Teleborsa.
“Anzitutto – tiene a ribadire lo studioso – non si tratta di una dichiarazione ma della risposta ad un’interrogazione. Quindi non si tratta di dichiarazioni estemporanee ma di un atto dovuto perché il Commissario è obbligato a rispondere alle domande”. Questo, dunque, il senso delle sue parole: la Vestager “ha risposto stando ben attenta a non anticipare un giudizio sull’operazione che ancora non è stata notificata” ed “ha semplicemente ricordato le norme che sono nel codice”, ricordando che “se questa rete unica adottasse il modello wholesale only, come quello di Open Fiber, avrebbe dei vantaggi regolamentari, mentre se fosse verticalmente integrato la valutazione andrebbe fatta una volta ricevuta la notifica”.
Genna: “Le valutazioni non possono essere anticipate”
La Vestager è stata molto abile. “Le interrogazioni – ha ricordato Genna – sono spesso fatte con l’intento di avere una sorta di valutazione anticipata da parte della Commissione, che sta bene attenta a non farlo, perché se anticipasse una valutazione ancor prima che l’operazione le venga notificata, si potrebbe pensare che c’è un pregiudizio”.
Rete Unica, il ruolo della Ue
Alla domanda se ritiene che l’UE avocherà a se il diritto di decidere su questa operazione, Innocenzo Genna ha chiarito: “Anche questo è un giudizio che la Commissione deve fare ex post, perché la dimensione europea si calcola solo quando si sa con esattezza quali sono le società coinvolte nell’operazione e quanto grado di controllo e di azionariato hanno nell’operazione. Quindi se vi saranno determinate condizioni, vi sarà una dimensione europea e la Commissione avrà competenza”.
Nel caso in cui TIM accettasse di avere una quota di minoranza sarebbe garantita la concorrenza per l’UE? Risponde Genna: “Io ritengo che se TIM o qualsiasi altro operatore avessero una quota di minoranza non vi sarebbe un problema. Potrebbe trattarsi di Fininvest o SKY, ma se avessero una quota di minoranza non vi sarà un problema”.
“La quota di minoranza – sottolinea Genna – deve essere una quota che non consente un controllo. Controllo quindi sulle operazioni strategiche, ma soprattutto sulla nomina dei vertici apicali e sullo scambio di informazioni”. Il giurista prosegue la sua analisi: “Se la rete unica avesse vari azionisti di minoranza è chiaro che agirebbe in maniera del tutto autonoma rispetto ai suoi azionisti che sono anche i compratori della rete. La cosa andrebbe bene. Il problema invece si pone quando c’è un azionista di maggioranza che a quel punto nomina l’amministratore delegato e conosce la strategia dell’operatore e magari la influenza al suo vantaggio”.