Rampelli: «Il Parlamento va liberato dagli asini. Non può governare chi ha fatto precipitare il Pil»

2 Feb 2021 13:56 - di Redazione
Chi ha portato l’Italia alla deriva non può neanche candidarsi a guidare la ripresa. Almeno non dovrebbe. Ma in Italia succede anche questo. E sta succedendo. Fabio Rampelli dà un’occhiata sconfortato agli ultimi dati sul Pil.

Rampelli: il calo del Pil dimostra il fallimento del governo Conte

«I dati Eurostat sul Pil 2020 certificano il fallimento delle politiche economiche del governo Conte. Alla faccia di chi ancora si ostina a salvarlo, insieme a un Parlamento composto da centinaia di ‘asini’, osserva il vicepresidente della Camera. “Entrati (gli asini, ndr) grazie al Movimento 5Stelle, che rende la legislatura incompatibile con le necessità di efficienza e velocità imposte dall’emergenza».

Gli asini 5Stelle ancora si aggrappano a Conte

L’assistenzialismo non può essere la soluzione: serve incentivare il lavoro, le imprese, le partite Iva e gli autonomi – spiega il parlamentare di Fratelli d’Italia. Cioè chi produce ricchezza. «I ristori altro non hanno totalizzato invece una recessione pari a -8.33%. Non è retorica o facile propaganda. Nel 2020 vediamo l’Irlanda aumentare il suo Pil con un +3.2% e 18 paesi europei che hanno contenuto i danni rimanendo sotto il 6% di calo».

Le elezioni sono l’unica soluzione per un esecutivo serio

Numeri – incalza Rampelli – che dimostrano gli errori di questi mesi drammatici. Nei quali in cui a migliaia di aziende invece di riconoscere l’indennizzo sul fatturato dello scorso anno o azzerare i costi fissi sono state propinate mortificanti e insufficienti elemosine, fino a costringerle alla chiusura. Le libere elezioni servono a rinnovare un Parlamento squalificato, che oggi si sta inferendo il colpo finale con lo spettacolo della compravendita di senatori e a dotare l’Italia di un governo serio. Che sappia come produrre quella ricchezza, attraverso gli investimenti sull’economia reale, che unica può garantire la crescita, l’occupazione, il benessere sociale. Chi ha condannato l’Italia a occupare le ultime posizioni in Europa non può guidarne la ripresa.

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