“Assurdo mandare Attanasio senza scorta”. Sotto accusa il Pam, il braccio operativo dell’Onu per gli aiuti alimentari

27 Feb 2021 11:39 - di Guido Liberati
Pam sotto accusa

“Il Pam non ha organizzato la protezione in modo opportuno. Non hanno fatto quello che va fatto per una zona a rischio. Sicuramente dentro il Pam qualcuno sapeva che la scorta non era efficace”. Lo ha dichiarato al Corriere della Sera Zakia Seddiki, la moglie dell’ambasciatore Luca Attanasio, ucciso lunedì scorso nella Repubblica Democratica del Congo. Nell’imboscata hanno perso la vita anche il carabiniere Vittorio Iacovacci che lo accompagnava e l’autista Mustapha Milambo.

Attanasio “è stato tradito nel senso che chi ha organizzato sapeva che la sicurezza non era nella misura adeguata per proteggere lui e le persone con lui”.  La vedova ha ricordato che l’ambasciatore “è stato invitato dal Programma alimentare mondiale per una visita su un progetto del Pam per le scuole. Era previsto che organizzassero tutto loro”.

“Non è che il Pam sia una piccola organizzazione. Hanno detto ce ne occupiamo noi ed è giusto fidarsi di un’organizzazione così grande. Soprattutto parlando di questo. Luca non ha mai fatto un passo fuori dalla residenza o dall’ambasciata senza la sua scorta e senza i controlli della sicurezza. Si è fidato”.

Che cos’è il Pam

Il WFP (o Pam) è la più grande organizzazione umanitaria al mondo, braccio operativo per gli aiuti alimentari delle Nazioni Unite. La sede generale si trova a Roma. Il WFP interviene in oltre 80 paesi raggiungendo una media di 90 milioni di persone affamate ogni anno. Nel 2020 ha avuto come ricoscimento massimo il premio Nobel per la pace. 

I due conviogli del Programma alimentare mondiale Pam erano diretti alla a volta del comune di Kiwanja, in territorio di Rutshuru, per far visita alla scuola di un villaggio. Manifesta lo stesso stupore Padre Giovanni Querzani, il missionario che l’ambasciatore italiano nella Repubblica Democratica del Congo, Luca Attanasio, era andato a trovare due giorni prima dell’agguato. Con loro viaggiava infatti l’unico italiano illeso, Rocco Leone, vicedirettore del Pam in Congo.

“Sono rimasto totalmente stupefatto – dice a Repubblica – di fronte al fatto che quel convoglio del Wfp (o Pam) abbia affrontato quel viaggio senza nessuna protezione, nemmeno una scorta armata della Monusco, il contingente dei caschi blu dell’Onu, che da tanti anni è in Congo con un compito specifico di protezione della popolazione. Dopo i numerosi attacchi e sequestri di persone perpetrati dai gruppi armati proprio nella zona di Rutshuru, per me resta incomprensibile”.

“Le varie spiegazioni addotte per far credere che quel tragitto era ritenuto sicuro e senza necessità di essere militarmente scortato mi lasciano un po’ senza parola. Tanto più che c’era la presenza di un alto diplomatico straniero, un ambasciatore”, ha aggiunto Querzani. “Mi chiedo – ha aggiunto il missionario – se i componenti del gruppo armato che ha operato questo agguato e questo tentativo di rapimento, erano stati avvertiti da qualcuno prima della partenza di quel convoglio. Ma sta alle inchieste fare luce su questo enigma”.

Oggi i funerali a Limbiate

L’arrivo del feretro di Luca Attanasio, l’ambasciatore nella Repubblica democratica del Congo, ucciso lunedì scorso, è stato accolto da un applauso all’ingresso del campo sportivo di Limbiate, in provincia di Monza e Brianza, dove sono in svolgimento le esequie. Il campetto del campo sportivo e gli spalti si sono affollati, pur nel rispetto del distanziamento per le normative anti-Covid. A celebrare le esequie l’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini.

Alle esequie, vicini alla moglie dell’ambasciatore, Zakia Seddiki, sono seduti il sindaco di Limbiate, Antonio Romeo, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, il presidente del Consiglio regionale della Lombardia, Alessandro Fermi, e una delegazione di sindaci dei paesi del territorio. Attanasio sarà poi sepolto nel cimitero di Limbiate, paese nel quale è cresciuto e dove risiede la sua famiglia.

 

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