Il presidente dei virologi lancia l’allarme: «Comparse miriadi di varianti che preoccupano»
Il presidente dei virologi lancia l’allarme. «La variante inglese di Sars-Cov-2 sta correndo molto veloce» e «in alcune aree d’Italia è già ampiamente prevalente». Praticamente assente fino a un paio di mesi fa, «in poche settimane si è affermata e nel mese di gennaio ha quasi soppiantato il virus originario di Wuhan». Il mutante Gb domina già il nostro Paese secondo Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv), intervistato dall’Adnkronos Salute.
Il presidente dei virologi sulla variante inglese
«Nella zona bresciana, che ho più sotto controllo – riferisce l’esperto, ordinario di Microbiologia e Microbiologia clinica all’università degli Studi di Brescia, direttore del Laboratorio di microbiologia dell’Asst Spedali Civili – oltre il 60% dei campioni positivi al tampone molecolare per Covid, collezionati random nella popolazione, appartiene ormai alla variante inglese». Anche se in alcune aree della Penisola preoccupano di più altri mutanti, per quello inglese «penso che dati simili al nostro 60% possano essere osservati in diverse zone». E laddove le percentuali attuali restano inferiori, «certamente stanno crescendo rapidamente».
«Molto capace di infettare»
La variante inglese, «molto capace di infettare, di diffondere e di imporsi – analizza Caruso – probabilmente si è già meglio adattata all’uomo rispetto al ceppo originario».
Più contagiosa – e probabilmente anche più letale stando ai dati preliminari che arrivano dal Regno Unito – fa paura, ma non è l’unica da temere: «Il panorama che si sta delineando – avverte infatti il presidente dei virologi italiani – mostra che questi coronavirus” Sars-CoV-2 con tutte le sue “versioni”, «hanno una grande capacità di mutare», e che «accanto alle varianti inglese, brasiliana e sudafricana di cui più si parla sta emergendo una miriade di altre varianti che cominciano a preoccupare». Il pericolo più grande è che sfuggano ai vaccini, quindi anche a farmaci come gli anticorpi monoclonali, e ai test diagnostici attualmente disponibili.
«Non resiste ai vaccini anti-Covid»
«Al momento – conferma Caruso – possiamo dire con una certa tranquillità che la variante inglese, per come oggi la conosciamo, non resiste ai vaccini anti-Covid sviluppati finora. Un po’ più “sfuggente” sembra essere il mutante sudafricano, che comunque parrebbe ridurre la capacità neutralizzante degli anticorpi senza eliminarla del tutto. Però, se queste varianti continuano a evolvere non sappiamo fino a che punto saranno ancora suscettibili» alle armi che abbiamo per combatterle.
Di fronte alla crescente circolazione di nuovi mutanti, conclude dunque Caruso, «è sempre più importante consigliare a qualsiasi livello il test molecolare».
La variante identificata a Napoli
«La variante di Sars-CoV-2 identificata a Napoli è un mutante nuovo. E al momento raro, che mostra alcune caratteristiche tipiche della variante inglese. Ma che presenta due punti di mutazione molto critici. Uno comune ai mutanti brasiliano e sudafricano, l’altro del tutto nuovo».
Quella individuata grazie a una collaborazione tra i laboratori dell’università Federico II e dell’Istituto Pascale di Napoli, “è una variante prevalentemente africana”. Più precisamente “nigeriana”. Sottolinea l’esperto, della quale sono già stati identificati oltre 30 casi nel Regno Unito e vari altri in diversi Paesi del mondo. «Si tratta di un’ulteriore variante. Nuova rispetto a quelle su cui si è concentrata finora l’attenzione».
Che però avverte come “anche la variante inglese” stia «evolvendo molto velocemente. Accumulando su di sé mutazioni tipiche di altre varianti». Mutanti del mutante, che “preoccupano” e che «vanno monitorati con una stretta sorveglianza» per il loro possibile impatto sull’efficacia di test, farmaci e vaccini.