Scuola, Fdi suona la sveglia alla Azzolina: «Ora s’accorge che la dad non funziona? Inaccettabile»
Scuola, FdI suona la sveglia alla Azzolina: «Ora s’accorge che la dad non funziona». Finalmente lo ha ammesso anche la ministra Azzolina. La quale, intervenuta al programma Tutti in classe su Radio 1, ha sentenziato: «Oggi la didattica a distanza non può più funzionare. È difficile per gli studenti comprendere perché non rientrano a scuola. E capisco bene le loro frustrazione: la scuola è un diritto costituzionale. Se a me avessero tolto la scuola non sarei probabilmente qui». C’è voluto un po’. Abbiamo dovuto aspettare che si arrivasse alla ricorrenza del primo anno di Covid ufficializzato dal primo decesso confermato in Cina, per arrivarci. Ma alla fine, la titolare del dicastero di viale Trastevere ha ammesso che la Dad non può funzionare sulle lunghe. E che, di fatto, quella che avrebbe dovuto essere una soluzione temporanea, è diventata la norma inefficiente, contrastata dagli studenti stessi. Ma è evidente che non si può scaricare tutta la colpa del caos odierno sulle Regioni…
Scuola, Fdi suona la sveglia alla Azzolina
Non a caso, anche nel girono dell’illuminazione della ministra Azzolina su Dad e dintorni nella scuola ai tempi del coronavirus, le deputate di Fratelli d’Italia, Paola Frassinetti ed Ella Bucalo – rispettivamente responsabile dipartimento Istruzione e responsabile Scuola Fdi – dichiarano: «Il Ministro Azzolina ha finalmente capito che la Dad non può sostituire le lezioni in presenza. Ma ha fatto ben poco per rendere questo fattibile. La socialità è essenziale. La didattica in presenza non può essere sostituita da un monitor. Ma questo ministro non si è impegnata per questo, determinando un clima di confusione e incertezze. Troppo facile ora scaricare sulle Regioni la responsabilità della non apertura. Questo è inaccettabile!».
Le dichiarazioni della Frassinetti e della Bucalo
Ma, come ricordano le stesse esponenti di FdI nelle loro dichiarazioni, «Fratelli d’Italia da tanto tempo sostiene che andassero create le condizioni per rendere la scuola sicura con il reperimento di nuovi spazi. I termoscanner davanti a scuola. Con i tamponi rapidi. E più frequenti sanificazioni». Oltre che con «la presenza di un presidio medico negli istituti», e la necessità di «risolvere il problema dei trasporti pubblici. Troppo poco in questo senso è stato fatto. Ora andrebbero vaccinati, subito dopo il personale medico e le categorie a rischio, gli educatori, i maestri e i professori: dagli asili nido alle scuole dell’infanzia. Dalle primarie alle superiori. Solo così i nostri ragazzi – concludono Frassinetti e Bucalo – potranno tornare a fare lezione in presenza ed in sicurezza».
Scuola, studenti e famiglie furiosi: la Azzolina scarica sulle Regioni
Dunque, oggi, con gli studenti di elementari e medie mandati in classi, e da settembre in presenza a scuola, giudicata dal governo “sicura”. E con i liceali in dad, con rientri e conferme della didattica a distanza in ordine sparso, a seconda di quanto deciso dalle Regioni. Oggi, la ministra tira il freno e riconosce: «I ragazzi hanno bisogno di sfogare la loro socialità. Sono molto preoccupata, oggi la dad non può più funzionare. C’è un black out della socialità. I giovani sono arrabbiati, disorientati. E io – confessa la ministra – sono preoccupata per il deflagrare della dispersione scolastica». E, nel tentativo di respingere accuse e polemiche, ammette: «Ho voluto la dad a marzo scorso, quando non c’era nulla. Ma può funzionare per qualche settimana… E oggi è evidente che non può più funzionare». Fatta la diagnosi, però, ci vorrebbe anche una prognosi. Ma al momento la scuola continua ad andare avanti in sofferenza. E in dad.
Scuola, è caos: e governo e ministra non ne vengono a capo
Tanto che, la stessa Azzolina si vede costretta ad affermare: «Molti di noi volevano l’apertura il 9 dicembre, me per prima. Qualcuno disse “non ne vale la pena”, perché riaprire 2 settimane prima delle vacanze?». E ancora: «Il 23 dicembre – ricostruisce l’Azzolina – si è stipulata un’intesa all’unanimità con le Regioni. Le quali hanno garantito che al 50% si sarebbe riaperto, lavorando sui trasporti con i prefetti. Ad inizio gennaio alcuni presidenti di Regione hanno detto che erano pronti a ripartire subito anche al 75%. E ora neanche al 50% si ritorna». Insomma, un gran caos: con ministro dell’Istruzione e governo che non riescono a venirne a capo.