Scontro sulla scuola, Zingaretti riapre il 18 senza esserne convinto: «Il rischio di contagi c’è»

12 Gen 2021 20:40 - di Aldo Garcon
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Da lunedì prossimo nel Lazio si torna a scuola. Nicola Zingaretti riapre le classi ammettendo però che il rischio di un aumento dei contagi «c’è ed è molto serio». «Non c’è il tema di chi non vuole andare a scuola e di chi vuole andare – dice – c’è il Covid. Far andare fuori controllo il contagio rischia di farci tornare a una situazione di chiusura totale che dobbiamo evitare. Lunedì nel Lazio riapriremo la scuola ma sapendo che un margine di rischio ci sarà».  Ma non tutti tra i governatori sono favorevoli alla riapertura. Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia osserva:  «L’idea che durante una pandemia, in stato di emergenza, le famiglie debbano essere obbligate a mandare i figli a scuola in presenza è incostituzionale: un genitore deve avere la possibilità di stabilire se correre il rischio del contagio da presenza o tenere i figli a casa».

Scuola, Fedriga: «17 Regioni hanno deciso…»

Per Massimiliano Fedriga, governatore del Friuli Venezia Giulia, «se 17 Regioni hanno deciso di posticipare la riapertura delle scuole, Non penso che siano un gruppo di folli». E poi ancora.  «Se Germania e Gran Bretagna hanno dovuto chiudere le scuole, pur non volendo farlo, qualcuno si pone il dubbio che non c’è un accordo internazionale contro il ministro Azzolina? Forse stanno facendo dei ragionamenti rispetto ai ritorni che hanno dai gruppi che stanno lavorando sui rischi contagio». Fedriga ammette: «Sono convinto che le lezioni in presenza sia cosa ben diversa della didattica a distanza ma la situazione contingente in questo momento è questa. Quello che contesto alla ministra Azzolina è di fare la battaglia contro chi non vuole aprire le scuole. Non è così. Tutti vorremmo i ragazzi in presenza».

I professori: «Tutelare la salute di tutti»

La protesta dei professori non si ferma. Ha raccolto 500 firme il primo documento del Movimento docenti licei e istituti superiori romani, un gruppo nato su Facebook i primi di gennaio 2021 «con l’intento di creare confronto e costruire pacifico cambiamento». Nel documento i firmatari chiedono di «lavorare in didattica a distanza finché i dati ufficiali circa l’andamento del contagio lo renderanno opportuno e necessario a tutela della salute di tutti. La didattica a distanza – spiega il movimento – è comunque lavoro a tutti gli effetti per docenti e studenti, garantisce continuità dell’insegnamento-apprendimento e riduce le occasioni di contagio».

No ai doppi turni a scuola

E poi ancora. «Rientrare in classe, lavorando in didattica digitale integrata (cioè mista, a distanza e in presenza), solo quando sarà possibile in sicurezza con un solo turno di entrata alle 8.00. Con percentuali di studenti decise in autonomia dai singoli istituti scolastici all’interno dei limiti imposti, in base alla capienza dell’edificio; di abolire i doppi turni e l’ingresso alle ore 10.00.

Ridotto il tempo per studiare

L’ingresso alle 10 in particolare rappresenta un diktat delle Prefetture non condiviso – spiega il documento – : riduce il tempo pomeridiano da dedicare allo studio e agli altri interessi personali degli alunni; incide negativamente sull’organizzazione del tempo scuola (ad esempio sulle riunioni collegiali dei docenti, sui corsi di recupero, sulle attività dell’ex alternanza scuola-lavoro) e sull’efficacia didattica; richiede una maggiore e più pericolosa presenza a scuola dei docenti e del sempre esiguo personale Ata; crea enormi difficoltà logistiche e organizzative agli studenti con bisogni educativi speciali e a quelli provenienti da lontano, quindi determina sperequazioni nei loro confronti; non tutela la salute di docenti e studenti; determina il problema logistico-sanitario dell’aerazione delle aule tra una lezione e l’altra, della gestione di una pausa pranzo e delle ore precedenti l’ingresso».

Corse di bus solo per studenti

Inoltre, il movimento chiede di istituire corse di autobus dedicate ai soli studenti negli orari di ingresso e uscita; di vaccinare i docenti subito dopo il personale sanitario, in quanto categoria particolarmente esposta; di mantenere l’impegno di istituire un presidio sanitario in ogni scuola.

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