Pci, c’è poco da celebrare. La storica Aga Rossi: Togliatti era uno stalinista e Berlinguer…

20 Gen 2021 13:43 - di Redazione
Pci

Un partito “di lotta e di governo” che non è stato in grado di fare i conti con le contraddizione della propria storia, come quella di essere radicato in due patrie, l’Unione Sovietica e l’Italia. E’ il ritratto poco lusinghiero del Pci che fa la storica Elena Aga Rossi, professore di Storia contemporanea, autrice insieme a Viktor Zaslavskij del saggio “Togliatti e Stalin” (Il Mulino, 1997). In un’intervista all’AdnKronos sottolinea inoltre il fatto che il Pci “non fu democratico”. Una coraggiosa presa di posizione nel giorno in cui si celebra il centenario del Partito comunista e come al solito se ne rimuovono le molte ombre. 

Il partito di Gramsci

“Il partito che nasce nel gennaio del 1921 – spiega Aga Rossi – è molto diverso da quello che poi si ricostituirà dopo la fine del regime fascista e la sconfitta del Paese: il partito di Gramsci nasce come un partito di opposizione a quello socialista e rimarrà sempre piccolo e poco significativo”.

Il Pci di Togliatti

Mentre invece “quando il Pci viene ricostituito con i primi gruppi tra il 1942 e il 1943, Togliatti imprime una struttura molto diversa, composita. Riesce ad essere innanzi tutto un partito di massa attirando non solo gli operai, come il vecchio partito, ma anche i contadini, gli intellettuali”. Una formazione con alla base il “mito della giustizia sociale e della costruzione della società socialista con l’obiettivo della distruzione dell’ordine capitalista“.

Un partito di lotta e di governo

In questo quadro, afferma Elena Aga Rossi, Togliatti dà vita ad un partito “di lotta e di governo, trasformandolo via via in un partito nazionale attraverso l’inserimento nella vita del Paese con una formazione dei quadri molto preparati. Rimanendo, però, nello stesso tempo, un partito stalinista strettamente collegato all’Unione Sovietica“.

La politica estera era legata all’Urss

Un fatto, questo, “che è riuscito a nascondere: insomma, c’era il partito vero e quello che si presentava alla Nazione. Togliatti è stato stalinista fino alla fine e lo ha dimostrato nelle varie fasi. Tutta la politica estera era legata a quella dell’Unione Sovietica“.

Un partito con due patrie, Berlinguer aveva finanziamenti dai sovietici

Quello comunista, insomma, sostiene la professoressa Aga Rossi, è stato “un partito con due patrie, come diceva Miriam Mafai, una era Mosca e l’altra era l’Italia. Questa contraddizione non verrà mai sciolta. Tanto è vero che il partito entra in crisi e finisce quando si conclude l’esperienza dell’Unione Sovietica. Anche Berlinguer, leader della rottura, in realtà continuava ad avere finanziamenti. Una cosa sempre nascosta ma che è stata documentata”, sottolinea la storica.

Il Pci non era democratico

Questo aspetto costituisce un problema, dice Aga Rossi, “anche per quello che rimane nel partito di oggi: il partito comunista non c’è più ma i suoi seguaci non hanno mai fatto i conti con questo passato contraddittorio. Oltre a riconoscere il ruolo importante che ha avuto nella vita del Paese, dovrebbero riconoscere anche gli aspetti più negativi che si vedono anche adesso, la questione della mancanza di democraticità e di senso dello Stato mai riconosciuto. Si continua a celebrare Togliatti senza tenere in conto che il Pci di allora non era democratico”.

 

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