Mette Zaia al rogo, operaio convocato dai carabinieri: “Era solo una goliardata”

7 Gen 2021 12:37 - di Carlo Marini
Zaia rogo

Zaia al rogo, la notte della Befana. E il video fa il giro del web. Accade in provincia di Treviso, protagonista un manovale “buontempone”. Prima ha bruciato una caricatura del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. Poi ha postato la scena sui Social. L’autore del grottesco falò, un manovale di Vittorio Veneto, ha ricevuto una brutta sorpresa in queste ore. I carabinieri lo hanno infatti identificato e convocato in caserma.

Il falò ripreso nel video, diffuso attraverso i social media, è stato acceso ieri sera alla vigilia dell’Epifania, peraltro nonostante i divieti anti-Covid, e sarebbe stato organizzato in un’area del Veneto Orientale, in provincia di Treviso. Nell’immagine, oltre al disegno del volto di Zaia, c’è una riproduzione di una confezione di un noto prodotto da forno di un’azienda situata nel comune in cui il presidente è nato e ha vissuto, con la correzione della dicitura «all’olio di oliva» in «all’olio de rizino (di ricino)».

Zaia al rogo e il rito del panevin

La Tribuna di Treviso ha ricostruito l’intera vicenda, pubblicando anche il nome del manovale.  Nei confronti del responsabile non sono per ora stati assunti provvedimenti. Nel corso del rogo, l’autore ha dato alle fiamme la caricatura di Zaia sulla sommità di un piccolo rogo che rappresenta un “panevin”.

Il rito del panevin, il falò in campagna nella notte dell’Epifania, è diventato un simbolo della Lega, centrato sull’identità e le tradizioni venete, a cominciare da quelle di campagna. Singolare, quindi, che a finire nel rogo sia proprio il governatore del Veneto. Sono alcune delle domande alle quali ha dovuto rispondere l’autore del falò.

L’autore del video ha argomentato il suo gesto solo in una semplice goliardata. In una serie sulla sua pagina Facebook ha chiesto il rispetto della privacy attaccando i giornalisti. “Non sono un terrorista, mi volevo solo divertire”, ha spiegato in un video postato sui Social. Alla luce di questo polverone mediatico ci sarebbe insomma solo un fraintendimento. Restano le immagini, di pessimo gusto.

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