Libero torna a “cinguettare” su Twitter. «Ci hanno tolto la voce, ma nessuno ci ha detto perché»
«Siamo tornati. Spiace. #LiberoQuotidiano». Così il quotidiano Libero ha annunciato qualche ora fa il suo ritorno su Twitter. Per poi spiegare: «Twitter ci ha tolto la voce per 12 ore. Quelle 12 ore di silenzio imposte a Donald Trump prima di procedere alla rimozione coatta del presidente degli Usa dal social dei cinguettii. La differenza tra il caso di Libero e quello di The Donald? Le ragioni che hanno portato al silenziamento di quest’ultimo erano chiare – senza entrare nel merito di quanto sia inquietante il fatto che un social censuri il presidente degli Stati Uniti –, mentre i motivi per cui siamo stati costretti a tacere, ancora, non ci sono noti. Abbiamo chiesto spiegazioni e, ad ora, non ne abbiamo ricevute. Così come non abbiamo ricevuto durante il blocco spiegazioni ufficiali da parte del social. Siamo semplicemente, e magicamente, tornati a cinguettare».
Libero: «Stiamo cercando di capire che cosa è successo»
«Dunque, cosa è successo? Stiamo ancora cercando di capirlo: di contenuti “scomodi” – insomma, roba che i censori non possono avallare – sul nostro feed ci pare proprio che non ce ne siano. Stando alle nostre indagini, non siamo stati neppure vittime di un tentativo di accesso illecito al nostro account. Possibile, dunque, che sia scattato una sorta di blocco automatico dopo un ipotetico numero massivo di “segnalazioni” da parte di chi vorrebbe tapparci la bocca. Insomma, tutto è possibile e ognuna di queste possibilità pone degli interrogativi che, per usare un eufemismo, ci perplimono», conclude il quotidiano.
La solidarietà di Giorgia Meloni
Sulla vicenda è intervenuta Giorgia Meloni. «Finalmente riattivato l’account di Libero», ha scritto sulla sua pagina Fb la leader di FdI. «Rimane un problema di fondo: i social network non possono avere il potere di decidere, insindacabilmente e a propria discrezione, a chi togliere la parola, senza fornire spiegazioni e senza appello. Solidarietà a Libero Quotidiano».
Le polemiche
Una vicenda che ha fatto scendere in campo numerosi giornalisti. «Non sono preoccupato, sono molto incazzato», ha detto Clemente Mimun all’Adnkronos. «I social hanno acquisito un’importanza straordinaria, l’idea che una persona o un consiglio d’amministrazione decidano di limitare la libertà di espressione di uomini, di statisti, di leader istituzionali o di giornalisti mi fa accapponare la pelle». Sulla vicenda è intervenuta anche Lucia Annunziata: «È un fatto gravissimo, sono preoccupatissima del controllo dall’alto di queste società che fanno questa operazione. C’è una guerra che stiamo combattendo, la pandemia, la crisi delle istituzioni, ed è come se ci fosse un grande esercito invisibile che sinora è stato nostro amico e che è nella tasca di ciascuno di noi, il telefonino con tutto quello che porta, che ora autonomamente in maniera autoritaria decide di entrare nella nostra tasca e cambiare il nostro destino».