La variante brasiliana allarma gli esperti, ma c’è chi frena. Gismondo: “Presto per figurare disastri”

18 Gen 2021 14:40 - di Natalia Delfino
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Le mutazioni del Covid continuano a tenere alta l’attenzione della comunità scientifica. Preoccupa in particolare la variante brasiliana, considerata da molti particolarmente allarmante, perché capace di aggirare il sistema immunitario, anche in chi ha già sviluppato gli anticorpi. I pareri degli esperti, però, non vanno tutti nella stessa direzione e c’è anche chi dice: “È presto per prevedere disastri”.

Gismondo: “È presto per prevedere disastri”

È stata in particolare la microbiologa dell’ospedale Sacco di Milano, Maria Rita Gismondo, a sottolineare che “servono studi più approfonditi”. Quello che si sa finora dei virus mutati, infatti,  “non basta a far temere effetti negativi disastrosi”. Gismondo, spiegando che nel suo laboratorio è stato trovato solo qualche caso di variante inglese, ha aggiunto che per valutare la portata dell’impatto di una variante “sulla diffusione del virus, sulla sua patogenicità o, cosa ancora più grave, sull’efficacia protettiva del vaccino, non può assolutamente rilevarsi con delle accidentali osservazioni”. Anche in caso di mutazioni stabili, come quelle riscontrate nei virus inglese, brasiliano e sudafricano, servono, invece, “opportune evidenze scientifiche”, che Gismondo, intervistata dall’Adnkronos, considera ancora non sufficienti.

Esperti a confronto sulla variante brasiliana

Ma i pareri degli esperti sulla variante brasiliana sono anche altri. Più preoccupato è apparso, infatti, lo specialista di immunologia clinica, Mauro Minelli, sentito anche lui dall’Adnkronos. Per lui la variante brasiliana “indiscutibilmente genera preoccupazione”. Minelli si basa su due dati: la mutazione “ha evidentemente portato a un cospicuo incremento dei casi nei luoghi della sua identificazione” e, soprattutto, “gli anticorpi umani prodotti contro la forma originaria del virus non riescono a neutralizzare questa nuova variante, che riesce a eludere l’azione di blocco esercitata dalle cellule immunizzanti che, pur essendoci, non risultano pienamente efficaci”.

Bassetti: “Mutazione significativa, servono studi”

Anche per l’infettivologo, Matteo Bassetti, “la variante brasiliana sembra essere una mutazione abbastanza significativa“. Bassetti, facendo riferimento ai casi di reinfezione, ha sottolineato che “evidentemente riesce a sfuggire al nostro sistema immunitario”. Dunque, c’è necessità di studiare “adeguatamente e meticolosamente” queste varianti “anche in Italia, perché il virus sta circolando”. “Per studiare queste mutazioni, però occorrono laboratori molto attrezzati e investimenti nella ricerca”, ha sottolineato l’esperto, lanciando un avvertimento condiviso anche dall’infettivologo del Sacco, Massimo Galli. “Da qui ai prossimi mesi – ha concluso Bassetti – vedremo altre varianti del coronavirus. Sappiamo – ha concluso Bassetti – che il vaccino può essere modificato, come già avviene per quelli antinfluenzali, per contrastarle”.

(In foto, Maria Rita Gismondo durante un intervento alla trasmissione di La7 L’aria che tira)

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