Gori ci mette una pezza: non volevo offendere. Ma il suo tweet sui proletari resta un segno dei tempi

8 Gen 2021 19:13 - di Adele Sirocchi
Gori tweet

Giorgio Gori ha espresso la puzzetta sotto il naso della sinistra radical chic con il suo tweet sui trumpisti che assaltavano Capitol Hill. Un testo destinato a restare pur nella sua brevità come il segno tangibile della trasformazione della sinistra: “Chi sono? Proletari mi verrebbe da dire. Poveracci poco istruiti, marginali, facilmente manipolabili, junk food fake news, marionette nelle mani di uno sciagurato che li ha usati per il suo potere. È così che si diventa fascisti?”.

Con un semplice tweet Gori ha tolto l’aureola sacra e ideologica a un termine, “proletari”, che per tutto il Novecento aveva infiammato le masse di sinistra. E ha cercato poi di correre ai ripari, di fatto confermando il suo essere esponente di una sinistra elitaria e illuminista, che appunto con i ceti disagiati non ha più nulla a che spartire.

Ecco il suo tentativo di riparare al danno: “È strano come l’espressione “proletari” scateni reazioni indignate. Forse perché del termine si dà una lettura marxista. Proletario, letteralmente, è chi non ha nulla (se non la “prole”, cioè i figli). Questo comunque intendevo, senza voler offendere nessuno. Gente impoverita, esclusa, privata del diritto ad un’istruzione decente. Così mi sono sembrati gli assaltatori di Capitol Hill. Non c’era spregio della loro condizione, semmai il contrario: il sapere che chi è senza speranza cova facilmente l’odio e la violenza. E che c’è responsabilità di chi non si è accorto della loro condizione, o non ha fatto abbastanza per offrire loro un’alternativa di dignità (parlo di noi, dei progressisti). Questo intendevo dire. Spero che ora sia più chiaro”.

Il tutto condensato in tre tweet che non hanno convinto nessuno. Le critiche fioccano anche su questa arrampicata sugli specchi. “E’ molto chiaro che si sta arrampicando sugli specchi. Conosco il metodo, forse meglio di lei. Lei è uno snob che dei poveri proletari vorrebbe il voto ma li disprezza profondamente. Non le conviene continuare a spiegarsi, la toppa è peggio del buco, mi creda“. E ancora: “Il fatto stesso che Lei debba fare tre tweet inutili per tentare, senza riuscirci, a spiegarne uno verbalmente ed intellettualmente violento e la dice lunga. Peggio le toppe raffazzonate del buco“. “Senza proletari, ovvero i lavoratori che le pagano lo stipendio, lei stasera starebbe in fila da mc Donald come tutte le persone che – grazie ad una classe dirigente come lei che semina disuguaglianze, classismo e miseria culturale – non possono permettersi cibo di qualità“. Per chiudere con il classico: è fastidioso il rumore delle unghie sugli specchi…

 

 

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