Emanuele Filiberto chiede scusa ai “fratelli ebrei” per le leggi razziali. Le reazioni: “Bene, ma tardi” (video)

23 Gen 2021 13:11 - di Luciana Delli Colli
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Con una lunga lettera ai “fratelli ebrei italiani”, Emanuele Filiberto di Savoia ha chiesto scusa a nome della sua famiglia per le leggi razziali, firmate dal bisnonno Vittorio Emanuele III. Il principe ha descritto la lettera, diffusa in vista del Giorno della memoria, come “molto importante e necessaria” per lui. “Reputo giunto, una volta per tutte – ha scritto – il momento di fare i conti con la Storia e con il passato della Famiglia”. Il messaggio, però, è stato accolto con una certa freddezza: esponenti della comunità ebraica e osservatori, pur giudicandola “apprezzabile”, l’hanno definita “tardiva”.

Le scuse e la condanna delle leggi razziali

“Desidero oggi chiedere ufficialmente e solennemente perdono a nome di tutta la mia Famiglia“, ha scritto Emanuele Filiberto, facendo riferimento al ricordo delle “sacre vittime italiane” della Shoah. “Condanno le leggi razziali del 1938, di cui ancor oggi sento tutto il peso sulle mie spalle e con me tutta la Real Casa di Savoia”, ha quindi proseguito il principe. Una presa di distanza netta, che percorre tutta la lettera ai “fratelli ebrei” che Emanuele Filiberto ha presentato con un’intervista al Tg5 di ieri sera. Vi parla delle leggi razziali come di un “documento inaccettabile”, “un’ombra indelebile per la mia famiglia”, “una ferita ancora aperta per l’Italia intera”. Un atto dal quale, “ci dissociamo fermamente”.

La Storia non si cancella

Dopo aver ricordato le attestazioni di vicinanza alla comunità ebraica pure giunte dalla sua famiglia, il rampollo di Casa Savoia ha quindi precisato che “desidero che la Storia non si cancelli”. “Le vittime dell’Olocausto non dovranno mai essere dimenticate e per questo motivo, ancor oggi, esse ci gridano il loro desiderio di essere giustamente ricordate”, ha aggiunto, ricordando anche le zie Mafalda di Savoia morta a Buchenwald il 28 agosto del ’44, e Maria, deportata in campo vicino Berlino. “Scrivo a voi fratelli Ebrei – si legge ancora nella lettera – per riannodare quei fili malauguratamente spezzati, perché sia un primo passo verso quel dialogo che oggi desidero riprendere e seguire personalmente”.

Le reazioni nella comunità ebraica: “Bene, ma tardive”

“Scrivo a voi fratelli Ebrei – si legge ancora nella lettera di Emanuele Filiberto – per riannodare quei fili malauguratamente spezzati. Perché sia un primo passo verso quel dialogo che oggi desidero riprendere e seguire personalmente”. Le scuse di Emanuele Filiberto sono state accolte, sì, con favore, ma forse non con la partecipazione che il principe si aspettava. In molti, infatti, hanno sottolineato che sono “tardive”. “Gesto tardivo, ma apprezzabile”, ha commentato Corrado Augias. Per Riccardo Franco Levi, presidente dell’associazione italiana editori, poi “nell’anno 2021, che un europeo, un italiano e persona degna consideri le leggi razziste italiane una vergogna e un abominio mi sembra dovuto e naturale”. “Se, invece, parliamo di perdono questo è sempre individuale” e, per Levi, “avrebbe dovuto chiederlo Vittorio Emanuele III”.

Si è detta “contenta, per quello che vale ora chiedere scusa” la direttrice del teatro Franco Parenti di Milano, Andrée Ruth Shammah, domandandosi però “perché adesso e non un anno fa, oppure sei ani fa?”. “Voglio capire bene l’autenticità di questa sua lettera”, ha aggiunto, nel dubbio facendo comunque un’apertura di credito al principe: “Mi sembra una bella cosa”. “Meglio tardi che mai”, è stato poi il commento di Moni Ovadia che ha dato dei “vili” ai Savoia che “hanno taciuto finora”.

I Savoia e gli altri: cosa ne pensa la nobiltà (e non solo)

Anche per lo storico Giovanni Sabbatucci “questa cosa non ha tanto senso a 80 anni di distanza. Ma – ha precisato – meglio una scusa di troppo che una di meno”. Un applauso incondizionato è arrivato, invece, da Klaus Davi, da tempo impegnato contro l’antisemitismo. Davi, in particolare, si è soffermato sulla popolarità di Emanuele Filiberto, sottolineando che “più si parla di queste cose, meglio è”. E mentre Amedeo di Savoia ha ricordato di aver chiesto scusa già 10 anni fa e il principe Giovanni Torlonia ha parlato di ritardo nelle scuse e sottolineato che “quelle piaghe non si rimarginano”, il marchese Giuseppe Ferrajoli ha definito la lettera un gesto “nobile” e “importante”. Per l’esponente della nobiltà Sabauda Carlo Buffa di Perrero, poi, la lettera di Emanuele Filiberto dimostra che “la famiglia Savoia è cambiata”.

Rachele Mussolini: “Sono d’accordo, anche io chiesi scusa”

“Mi trovo d’accordo, totalmente”, ha commentato poi Rachele Mussolini, rivendicando di essere orgogliosa della sua famiglia e aggiungendo che “mio nonno, anche se pochi, di errori ne ha commessi. E tra questi ci sono le leggi razziali, che ho sempre, più volte, condannato“. “Se i Savoia si sono sentiti di fare questa lettera hanno fatto bene. Io sono la nipote diretta di Mussolini. E se chiedo scusa io, non vedo perché non lo dovrebbero fare loro”, ha proseguito Rachele Mussolini, ricordando che “sono 25 anni che auspico una pacificazione nazionale, ma mi sembra ancora molto lontana”.

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