Conte va a caccia di voti: ecco le telefonate ai “costruttori”. Retroscena del “Corriere”

16 Gen 2021 10:18 - di Angelica Orlandi
Conte telefonate

Retroscenisti scatenati. Rumors descrivono un premier Conte incollato al telefono e di buon umore. Molto sollevato per l’essersi tolto di mezzo Matteo Renzi, sarebbe a caccia di “costruttori” col telefono in mano. Sul Corriere della Sera c’è un retroscena molto dettagliato. Tutti descrivono un premier  «Infastidito dal ripensamento di Italia viva, ma combattivo e di buon umore». Qualcuno lo ha visto persino ridere, anche se il momento per gli italiani  non è affatto comico.

Conte “sollevato come quando si liberò di Salvini”

Avrebbe ironizzato in CdM: «Quasi mi mancano le critiche abituali di Bellanova e Bonetti…». C’è chi dice che  «non lo si vedeva così sollevato e sereno da quando si è liberato di Matteo Salvini». Evidentemente è uno a cui piace “ballare da solo”.

Dopo lo  strappo Renzi, Conte non molla e chiama al cellulare senatori sparsi, transfughi e indecisi: ai “Responsabili” prossimi venturi pare stia promettendo mari e monti, sotto la parvenza di un’operazione fatta di  «visione, dignità e forza». Conte è convinto che la partita può essere sua, crede di avere una “panchina lunga”, come si dice in gergo calcistico: “Clemente Mastella, che nega di aver chiesto un ministero per la moglie Sandra Lonardo. Lorenzo Cesa, che al giurista pugliese potrebbe offrire la chiave del rebus: il simbolo dell’Udc come prima pietra del progetto politico di Conte. Le trattative per un gruppo Udc ancorato al Pp”. Insomma, «Ha margini ampi – conferma al Corriere Gaetano Quagliariello -. Non solo può promettere di conservare il seggio a chi ha paura di tornare a casa, ma può offrire anche la legislatura successiva».

Conte corteggia la Binetti

Conte gioca varie partite a seconda del suo interlocutore “.«Corteggia» Paola Binetti con l’aiuto, dicono, di qualche pezzo grosso del Vaticano, da cui arriva il sostegno di alcuni movimenti cattolici contrari al voto anticipato”. Conte avrebbe  telefonato anche a l’ex viceministro socialista, Riccardo Nencini.  Colui il quale consentì a Renzi di fondare il gruppo al Senato grazie al simbolo del Psi. Non avrebbe  sciolto la riserva, e il  fine settimana, certo, porta consiglio. Nencini – leggiamo nella ricostruzione del Corriere- ha nel cassetto il simbolo della lista di ispirazione prodiana con cui nel 2017 si candidò col Pd. Guarda caso il nome è «Insieme».

Altri contatti di Conte si attestano con  il gruppo che nasce dalla fusione del Maie con il think tank Italia23 di Raffele Fantetti, ex Forza Italia. Dicono, poi, ma qui non ci sono conferme, che il premier abbia sentito anche il duro e puro Alessandro Di Battista. Si sta delineando nei colloqui di Conte l’idea di una «coalizione per lo sviluppo sostenibile», ci sarebbe un po’ di tutto. Una casa in cui coabiterebbero “moderati, liberal-democratici, cattolici, ambientalisti e socialisti, uniti dalla fede europeista e dall’obiettivo di «isolare i sovranisti”. Tutti insieme appassionatamente con una prospettiva: un partito che abbia come riferimento Conte. “È il messaggio del capo di gabinetto Alessandro Goracci e degli  altri pontieri di Chigi”.

Tra l’altro Conte sembra essersi “ingoiato”  la diffidenza degli ultimi mesi verso Franceschini e Zingaretti. Che lo starebbero aiutando anche loro con telefonate e incontri riservati. Per la “pesca miracolosa” dai gruppi di Italia Viva. «Siamo a 161», sarebbe la convinzione dei contiani. Anche se il Pd sembrerebbe più cauto. Siamo nelle mani del  pallottoliere, che “ruota tra 154 e 157, numeri che potrebbero consentire la fiducia a maggioranza semplice, ma non garantirebbero la navigazione del Conte-bis o di un probabile ter”. A cosa si sono ridotti.

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