Col Covid impennata di tentati suicidi tra i giovani: “Mancano scuola e sport”

19 Gen 2021 13:35 - di Fabio Roscani
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È davvero preoccupante l’allarme lanciato da Stefano Vicari, responsabile di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza del Bambino Gesù: nel 2011 i ricoveri dei giovani nell’ospedale pediatrico per tentati suicidi o per attività autolesiva furono 12, nell’anno appena concluso oltre 300. Un dato che racconta un disagio profondo che si trasforma in emergenza.

Ragazzi senza scuola e senza sport

Le motivazioni risiedono nell’alienazione, nell’incapacità di immaginare il futuro, nell’impossibilità di coltivare i sogni. Nell’Italia del Covid i giovani sono storditi dalla Dad, acronimo che ha assunto il significato di “dimenticati a domicilio”, e vengono privati quasi totalmente dello sport. Proprio la mancanza di scuola e sport, riferisce Vicari, è ciò che i ragazzi soffrono maggiormente.

I tentati suicidi dei giovani durante il Covid

I giovani italiani sono lontani dai banchi da 170 giorni. Le conseguenze psicologiche di questa obbligata rinuncia alla socialità sono pesanti ed evidenti. Il professor Vicari racconta di aver avuto, durante la pandemia, i posti letto pieni per settimane a causa dei tentativi di suicidio da parte dei giovanissimi, e questo non ha precedenti. I modi drammaticamente più comuni di provocarsi lesioni sono diversi: i tagli agli avambracci, alle cosce, all’addome, molti altri ingeriscono un numero potenzialmente letale di farmaci.

Il fallimento del governo

Tra le importanti ragioni che avrebbero dovuto spingere il governo a fare tutto il possibile per non chiudere le scuole, questa assume un valore assoluto. Ci aspettavamo termoscanner all’ingresso, potenziamento dei trasporti pubblici, un controllo sistematico con tamponi rapidi, l’ampliamento degli spazi. Ci siamo ritrovati i banchi a rotelle. Il disegno fallimentare del governo pesa quindi sui giovani, i veri invisibili della nostra Nazione.

I sogni dei giovani vietati per decreto

Riaprire in sicurezza le palestre e i centri sportivi non era e non è solo una ragione economica. Significava garantire alle giovani generazioni un’alternativa al nulla. Sperimentare il proprio talento, aderire a stile di vita sani, coltivare un sogno. Nell’Italia del Covid invece i sogni dei giovani sono vietati per decreto. La politica si riempie la bocca di futuro, di “Next Generation”, ma solo l’1% dei fondi sono destinati ai giovani nel Recovery Plan. Il governo si riempie la bocca di futuro, mentre il futuro tenta il suicidio.

 

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