Zingaretti lancia avvertimenti: «Non si può tirare a campare, serve qualcosa di nuovo»
Dai microfoni del Cantiere della sinistra, il palcoscenico offerto da ItalianiEuropei, Nicola Zingaretti vende un sogno. Come un piazzista esperto. “Nel Next Generation Ue c’è una grande opportunità. E credo che tutti, se trovassimo il modo di orientare questo dibattito, si può aprire una stagione nuova. Nella quale – dice il leader dem – all’orrore del populismo si sostituisce un’altra prospettiva. Ma dobbiamo essere coerenti. Non dobbiamo tirare a campare”.
Zingaretti: basta tirare a campare..
Quella del governatore del Lazio vorrebbe essere una strigliata ai suoi. Ai compagni riuniti in conclave. Alla sinistra alle prese con un’alleanza sempre più complicata con i grillini in caduta libera. Ma è ancora credibile? “E’ evidente che deve aprirsi una fase nuova – insiste – nella quale occorre sicuramente definire con più forza un pensiero politico. Una visione di quelle forze che devono e possono ricomporsi”. Non con ingegnerie organizzative – sottolinea Zingaretti – ma dentro a una visione. E qual è il minimo comun denominatore? Io ce l’ho molto chiaro. Non dobbiamo tornare alla stagione pre Covid, quella normalità perduta non era soddisfacente e non era la nostra“.
“Quindi tutto il lavoro del governo non deve avere come orizzonte di tornare alla stagione precedente. Questa deve essere la scintilla che può coinvolgere nella consapevolezza che c’è un obiettivo: costruire un equilibrio diverso. Perché quella normalità fatta di stagnazione economica, blocco della mobilità sociale, di uno Stato anchilosato e burocratico, non era accettabile”.
Il leader dem e la fissa sui “populisti”
Se in casa le cose vanno male, bastare spostare lo sguardo. E Zingaretti parte all’attacco dei pericolosi nemici di centrodestra. “Vedo uno spazio positivo: la sirena populista dell’odio si è rivelata inefficace e strumentale di fronte al Covid, l’antieuropeismo non è la soluzione. Noi dovremo essere in grado di fare una proposta che però non può essere riproporre il punto di partenza del gennaio 2020. Questo è il tema, dobbiamo ritornare a un fondamento della nostra Costituzione, l’articolo 3 che ci indica la strada, rimuovere gli ostacoli economici e sociali”.
Matteo Renzi, in collegamento via zoom, non si lascia sfuggire l’occasione per strigliare “amorevolmente” la dirigenza dem. Dario Franceschini, compreso. Sul terreno scivoloso del piano Marshall europeo. “Lo dico a te Dario e a Nicola. La battaglia sul Mes va fatta fino in fondo. Siamo in un’emergenza, che non deriva dai runner o dagli assembramenti durante lo shopping, ma dal fatto che servono più soldi nella sanità. Quei soldi previsti dal fondo salva-Stati servono”.