Renzi a testa bassa contro Conte: «Il suo piano sul Recovery Fund non ha né anima né ambizione»

28 Dic 2020 19:15 - di Valerio Falerni
Renzi

I toni sono quelli del “prendere” o “lasciare“. E li modula talmente bene Matteo Renzi che verrebbe da prenderlo in parola. Se non fosse che di parole, lui, negli ultimi se n’è rimangiate parecchie. E questo spiega perché ogni suo ultimatum viene accolto come un espediente per alzare il prezzo. Nella conferenza stampa al Senato, il diretto interessato giura di fare sul serio e dà appuntamento a mercoledì mattina. È il giorno in cui Italia Viva consegnerà al ministro Gualtieri la sua controproposta sul Recovery Fund. Si tratta di 61 punti alternativi al piano di Conte. Che l’ex-Rottamatore ha bollato come un «collage raffazzonato senza anima e senza ambizione». Di peggio non avrebbe potuto dire. Per lui, al contrario, il Recovery Fund è «nuovo Piano Marshall». Vale a dire un’occasione che il governo non può sprecare.

Renzi: «Mercoledì le nostre 61 proposte»

«Ora o mai più», scandisce con aria grave Renzi. Che spiega così le sue parole: «La capacità di spesa che abbiamo ora non l’avremo per i prossimi trent’anni». È solo la premessa per introdurre il concetto più duro. «C’è solo una cosa peggiore di non avere questi soldi – dice -: spenderli male. Perché se li spendi male il debito ti strangola. Ci sono i negazionisti del virus e i negazionisti del debito pubblico»Ma se si aspettava che le sue parole mettessero in fibrillazione il Palazzo, resterà probabilmente deluso. Se il Pd ha esaurito le sue scorte di pazienza, il centrodestra tiene coperte le proprie carte.

Berlusconi: «Tutto può succedere. Teniamoci pronti»

«Stiamo a vedere cosa succede, ma teniamoci pronti a qualsiasi evenienza, perché il Paese ha bisogno di Forza Italia e noi siamo qui… ». Parole attribuite dall’Adnkronos a Silvio Berlusconi. Al di là dei toni minacciosi, il Cavaliere non crede che Renzi faccia sul serio. «Vuole solo alzare il prezzo della sua permanenza nella maggioranza», dicono in coro gli “azzurri“. Anche loro sono convinti che in caso di rottura, si spalancherebbero le porte delle urne. Un governo tecnico, sostengono, non sarebbe nelle corde di Mattarella. Sui possibili scenari post-Conte, Berlusconi avrebbe detto ai suoi di prepararsi a qualsiasi scenario. Parole che anche Renzi dovrà attentamente soppesare.

 

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