Maggioranza sull’orlo di una crisi di nervi: la “lista Conte” agita il Pd e terrorizza il M5S

28 Dic 2020 13:42 - di Michele Pezza
Conte

La crescita della sfiducia verso il governo è costante, ma la maggioranza che sostiene Giuseppe Conte è terrorizzata all’idea che il premier possa farsi un partito tutto suo. Prova ne sia l’altolà intimato dal dem Andrea Romano a Goffredo Bettini che aveva ipotizzato un tridente Pd-M5S-Lista Conte da far debuttare in caso di elezioni anticipate. «Hai calcolato bene quanti voti ci sottrarrebbe la lista del premier?», ha chiesto Romano con l’aria di chi già conosce la risposta. Il suo interrogativo è subito diventato virale e il progetto è stato accantonato. Anche perché a patirne ancora di più le conseguenze sarebbe soprattutto il M5S, da cui Conte proviene e di cui è espressione.

Ma Conte a Vespa: «Non sono interessato»

In questi due anni e mezzo di governo il premier ha parlato in particolare modo all’elettorato grillino. È persino scontato che se si mettesse in proprio causerebbe un salasso elettorale a Di Maio. Al momento Conte si mostra distaccato. A Bruno Vespa che glielo chiedeva, ha risposto che «non ci sta pensando». Nel frattempo, però, i sondaggisti sono già al lavoro per aggiornare le stime precedenti. A fine estate Euroresearch di Alessandra Ghisleri lo quotava tra il 4 e il 6 per cento. Per Fabrizio Masia di Emg, invece, l’eventuale partito del premier oscillerebbe tra l’8 e il 12. Stime che allora godevano dell’illusione dell’uscita dal Covid. La situazione attuale è completamene diversa.

Dietro il premier l’ombra di D’Alema

Ma il dato, più che numerico, è politico. Fonti bene informate sussurrano che Conte si senta spesso con D’Alema. La qual cosa spiegherebbe il senso di una frase scappata ad un ministro del Pd: «Massimo è il più lesto nell’organizzare partiti altrui». Il riferimento è alla lista Dini e alle elezioni politiche del ’96. Lamberto Dini era stato il ministro del Tesoro nel Berlusconi I e poi premier quando il ribaltone di Bossi disarcionò il Cavaliere. La sua lista fu determinante per far vincere l’Ulivo di Romano Prodi. Il ricordo dell’anonimo ministro non è casuale. Significa che a decidere sulla lista Conte non saranno i sondaggi relativi ai partiti di maggioranza, ma solo l’eventuale valore aggiunto che potrebbe al tridente vagheggiato da Bettini. Un incremento che al momento non si vede. Conte, infatti, assicurano i sondaggisti, nel centrodestra non sfonda.

 

 

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