L’annuncio del ministro Speranza: «Il coprifuoco resterà in vigore anche dopo l’Epifania»
Il Capodanno che ci apprestiamo a vivere non farà da spartiacque. Il Paese resterà bloccato dal sistema dei semafori che regola le fasce di colore regionali, e barricato dal coprifuoco anche dopo l’Epifania, ultima festività in calendario del momento. A causa delle restrizioni per il Covid, e stante la recrudescenza dell’epidemia, il governo ha stabilito che l’Italia resterà in zona rossa anche a feste concluse. La conferma arriva proprio dal ministro Speranza che, nel dare l’annuncio delle restrizioni permanenti, aggiunge anche che resta «prioritario il ritorno in classe. È il nostro obiettivo – afferma i titolare del dicastero della Salute –. Certo, finché i vaccini non produrranno un impatto epidemiologico sulla popolazione, l’unica cosa che funziona sono le misure restrittive. L’indice Rt dà segni di ripresa. Dopo la Befana dovremo ripristinare il modello delle fasce di rischio e confermare le misure base delle zone gialle». Dunque, sì, «ristoranti e bar chiusi alle 18. Chiusi piscine, palestre, cinema, teatri, stadi. Siamo ancora dentro la seconda ondata – insiste Speranza –. Londra torna verso misure molto dure e anche noi abbiamo ancora troppi casi e troppi morti». Così, al Corriere della Sera, il ministro della Salute, che, parlando ad ampio spettro, torna anche sul vaccino AstraZeneca e ammette che «il ritardo c’è e chiediamo chiarezza. Io ho massima fiducia nell’Ema. La sicurezza è fondamentale, ma non è banale sapere se nel primo trimestre puoi disporre di milioni di dosi di AstraZeneca o no». E ancora, restando sul tema vaccinale, Speranza aggiunge anche: «Il piano resta quello che ho presentato in Parlamento con voto finale sulle comunicazioni». Anche se, stante lo stop Ue ad Astrazeneca, calendario delle date e delle possibilità va riveduto e riscritto. Tanto che il ministro della Salute sente il bisogno di rilevare: «Sento tante polemiche e voglio dare un messaggio. Il governo quando fa un lavoro serio misura le decisioni in un tempo congruo. Fare bilanci a due giorni dalla partenza è follia. Siamo un grande Paese, con un servizio sanitario nazionale solido. Molti dicevano che non saremmo partiti con gli altri, invece ce l’abbiamo fatta. Otto milioni di dosi Pfizer entro il primo trimestre sono sicure. Spero che il 6 gennaio Ema approvi Moderna, 1,3 milioni di dosi. Se poi arriva il sì ad AstraZeneca possono arrivarne molte altre. Ma da Ema non arrivano ancora certezze. E questo ridurrà sicuramente il numero delle disponibilità a breve. Questa è la verità».