Giulio Regeni, lo schiaffo dell’Egitto all’Italia: “I poliziotti non c’entrano, non faremo processi”

30 Dic 2020 18:04 - di Luciana Delli Colli
giulio regeni egitto

In Egitto non ci sarà alcun procedimento penale sul rapimento e sull’omicidio di Giulio Regeni. A comunicarlo è stata la procura egiziana, secondo la quale l’assassinio del giovane ricercatore italiano sarebbe avvenuto “per rovinare” i rapporti del Paese con l’Italia. Dunque, il Cairo “assolve” senza processo i cinque poliziotti egiziani che, secondo la procura italiana, sarebbero coinvolti nel caso. E, anzi, sostiene che il corpo di Regeni sia stato lasciato vicino a edifici legati alla polizia per una “messinscena”, sebbene la procura abbia ammesso che le autorità egiziane attenzionavano il ricercatore. Insomma, dall’Egitto arriva un nuovo schiaffo all’Italia, della quale si dice che ha mosso sospetti e accuse non accompagnati da prove. E quindi non meritevoli di essere presi in considerazione.

L’Egitto ritira le accuse nei confronti dei poliziotti

“Attualmente non esiste una base per un procedimento penale sul rapimento e sull’omicidio di Giulio Regeni”, si legge nella nota della procura egiziana, per la quale gli autori dell’omicidio restano sconosciuti. La procura, che ha sostenuto di aver “ascoltato 120 testimoni”, ma che non fornirà dettagli sulle persone identificate nel corso dell’inchiesta, ha quindi ritirato le accuse nei confronti dei quattro agenti e del poliziotto dell’agenzia di sicurezza nazionale che l’Italia considera indiziati del crimine.

Torna la tesi della “banda di criminali”

Si ricomincia daccapo, dunque, con l’invito del pm egiziano alle agenzie investigative di continuare a cercare di identificare i colpevoli. Secondo la procura si tratterebbe dei membri di una ”banda di criminali che era solita rapinare italiani ed egiziani” e che avrebbe rapinato anche Regeni. ”Cinque membri di questa banda hanno rapinato Regeni, causando le ferite trovate sul suo corpo, e sono morti in uno scontro a fuoco mentre la polizia li stava arrestando”, si legge nella nota.

La procura egiziana sostiene l’idea del complotto

Nonostante delinei questo quadro di assoluta incertezza e sostenga che esistano “alcuni aspetti non ancora svelati”, la procura egiziana si mostra comunque certa che gli assassini abbiano ucciso Giulio Regeni “per rovinare” i rapporti tra Italia ed Egitto. Alcuni media, poi, avrebbero “usato l’omicidio per alimentare la crisi”. Non solo, secondo la procura, i “colpevoli” del rapimento, delle torture e dell’uccisione di Giulio Regeni avrebbero agito per coinvolgere i funzionari della sicurezza egiziana e avrebbero gettato il corpo vicino a edifici legati alla polizia per una messinscena.

Giulio Regeni era “sotto osservazione”

Eppure la stessa procura ha ammesso che Regeni era attenzionato dalle autorità egiziane. Il suo comportamento, si legge nella nota, ”non era consono al suo ruolo di ricercatore”. Per questo la sicurezza egiziana lo aveva posto ”sotto osservazione”, ”senza però violare – sostiene la procura – la sua libertà o la sua vita privata”. “Tuttavia il suo comportamento non è stato valutato dannoso per la sicurezza generale e, quindi, il controllo è stato interrotto”, aggiunge la procura, parlando di contatti di Regeni con alcuni gruppi politici e sindacati, ai quali avrebbe detto che potevano avere un ruolo nel cambiare la situazione in Egitto.

La procura, inoltre, ha spiegato di essersi attivata anche presso il Regno Unito per avere aiuto giuridico. Puntava a ottenere informazioni dall’Università di Cambridge sulla natura degli studi che il ricercatore stava conducendo in Egitto.

Il no dell’Egitto all’Italia

Quanto a una sua collaborazione con le autorità italiane, invece, la procura egiziana non appare altrettanto solerte. Nella stessa nota ha chiarito infatti che non fornirà ai colleghi italiani i nomi di tutti gli stranieri arrestati o fermati dalla polizia del Cairo dalla notte della scomparsa di Giulio Regeni al giorno del ritrovamento del suo cadavere. E che non soddisferà nemmeno la richiesta di Roma di svelare le identità delle persone presenti nelle cinque stazioni metropolitane del Cairo la notte della scomparsa del ricercatore friulano e che le autorità egiziane hanno identificato tramite i loro cellulari.

 

 

 

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