Dpcm di Natale, le Regioni in rivolta: «È lunare», «scorretto», «va subito rivisto». Conte annaspa

3 Dic 2020 15:58 - di Renato Fratello
Regioni

Nuovo Dpcm e decreto di Natale sullo stop agli spostamenti “da rivedere”, “lunare”, “scorretto”. Ira delle Regioni sulla misura con le regole anti Covid che sarà approvata dal premier Conte in giornata e, soprattutto, sul dl che ha incassato il via libera questa notte. A protestare per primi sono i governatori di Veneto, Lombardia e Liguria. «È un Dpcm che lascia non poche perplessità, io penso e spero che in queste ore il governo riveda alcuni aspetti», protesta Luca Zaia.

Dpcm, protesta della Lombardia

Le misure del nuovo Dpcm non piacciono nemmeno alla Lombardia, che dopo il via libera al decreto di Natale nella notte contesta le misure sugli spostamenti fra comuni per il 25 dicembre. A protestare nero su bianco in una nota è il governatore Attilio Fontana. «Leggere un decreto legge a sorpresa che impedirà, il 25 e 26 dicembre e il 1 gennaio, lo spostamento dei cittadini fra Comuni della stessa regione anche solo per andare a visitare genitori e figli, mentre si discute di un Dpcm che non ha recepito nessuna delle indicazioni offerte dalle regioni, è un fatto “lunare“; in perfetta contraddizione con le dichiarazioni sulla leale collaborazione fra Stato e Regioni».

Il governatore della Liguria:  «Governo scorretto»

E a protestare ancora una volta su Facebook è anche il governatore della Liguria, Giovanni Toti: «La limitazione della libertà dei cittadini deve essere proporzionata al rischio del Covid. Ora qualcuno del governo mi spiegherà perché, di fronte a dati in calo della Liguria, come di molte altre regioni, un fratello non potrà passare il Natale con la sorella, un genitore con i figli. Ma qualcuno a Roma ha mai viaggiato per l’Italia, o vivono tutti ai Parioli?».

Sugli spostamenti tra i comuni

«Perché se stai in una grande città puoi muoverti liberamente, se invece stai in un piccolo comune, probabilmente dovrai passare il Natale e il Capodanno da solo, anche se i parenti vivono a poche centinaia di metri ma in un altro comune. Magari – prosegue Toti – ci si infetta di più se si attraversa il confine tra un comune e l’altro, mentre se si va da un capo all’altro di una grande città, il virus ci risparmia? Questa non l’avevo ancora sentita! Lo stesso vale per ristoranti e bar: se uno ha un ristorante o un bar in una grande città, “buon per lui”, si fa per dire. Se la trattoria è in un piccolo paese, in una frazione, per chi starà mai aperta?. Trovo assai scorretto che il governo adotti una simile misura senza neppure parlarne con gli enti locali».

La Conferenza delle Regioni: «Stupore»

In contemporanea è arrivata la dura presa di posizione della Conferenza delle Regioni e delle Province. In una nota ha espresso «stupore e rammarico per il metodo seguito dal governo che ha approvato, nella serata di ieri, il decreto legge 2 dicembre 2020 n.158, in assenza di un preventivo confronto con le regioni».

L’ira delle Regioni sul mancato confronto

Nel documento visionato dall’Adnkronos si legge: «Tale metodo contrasta con lo spirito di leale collaborazione, sempre perseguito nel corso dell’emergenza, considerato peraltro che la scelta poteva essere anticipata anche nel corso del confronto preventivo svolto solo 48 ore prima. Il mancato confronto interistituzionale non ha consentito l’individuazione delle soluzioni più idonee per contemperare le misure di contenimento del virus e il contesto di relazioni familiari e sociali tipiche delle festività natalizie».  Infine: «Si evidenzia, infine, che non si fa riferimento alcuno a norme sui ristori economici delle attività che subiscono limitazioni e/o chiusure, più volte richieste dalle Regioni e dalla Province autonome».

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