Dl Natale, l’ira delle aziende: «Schiaffo, presa in giro, beffa». FdI: «Da Conte elemosina immorale»
Uno “schiaffo”, una “beffa”, un provvedimento che svelta tutta “l’anima anti imprenditoriale del governo”. Categorie e opposizione sul piede di guerra dopo l’annuncio del decreto Natale e dei ristori per le aziende chiuse. Perché se quei 645 milioni per chi li riceverà sono – come li ha definiti FdI – una “elemosina”. Ma c’è anche chi invece non vedrà nulla.
Federalberghi: “Noi completamente dimenticati”
Di “ennesima mazzata sulla testa delle aziende” ha parlato il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, commentando “le misure di contenimento varate dal Consiglio dei ministri” per Natale. Divieti che costituiscono “una beffa clamorosa per quegli imprenditori che si erano fatti in quattro per mantenere gli alberghi aperti nonostante il divieto di spostarsi da una regione all’altra; gli impianti di risalita fermi; le terme chiuse; l’obbligo di cenone in camera e mille altre regole astruse”. “Lo schiaffo finale – ha aggiunto Bernabò Bocca – viene dal decreto che stanzia 650 milioni di euro per tutelare, com’è giusto, i bar e i ristoranti, ma dimentica completamente gli alberghi, che hanno subito danni ancora maggiori”.
Al settore eventi “ristori calcolati sulla Quaresima”
Non va meglio sul fronte di chi nei ristori è stato inserito, come dimostrano le prese di posizione di Assoeventi e Confartigianato. Anche per i primi i risarcimenti hanno il sapore di una presa in giro. Perché, ha spiegato il presidente dell’associazione Michele Boccardi, “il parametro utilizzato dal governo per rimborsare i mancati ricavi dei vari settori della ristorazione nel mese di dicembre è il mese di aprile dello scorso anno, dove ci sono stati 21 giorni di Quaresima, visto che Pasqua è stata appunto il 21 aprile”. Insomma, “per ristorare i mancati incassi del mese più produttivo dell’anno, il governo prende come parametro il mese meno produttivo dell’anno. Facendo equivalere il cenone di Natale e Capodanno al digiuno della Quaresima”.
Confartigianato: “Anima anti imprenditoriale del governo”
Confartigianato ha ricordato poi che “il decreto del governo condiziona pesantemente l’attività di 285mila aziende artigiane con 812mila addetti, che proprio durante il Natale realizzano gran parte del loro fatturato”. E ad andarci giù particolarmente duro è stato il presidente della Confederazione degli Artigiani di Torino, Dino De Santis. “Nell’ultimo decreto non vediamo solo manifestarsi l’anima anti-imprenditoriale del governo, che ignora cosa significhi alzarsi la mattina per aprire bottega. C’è la chiara volontà di additare ristoratori, pasticcerie, rosticcerie e gelaterie come i principali responsabili della diffusione del virus”.
Lollobrigida: “Conte mette in ginocchio gli imprenditori”
Dalla loro parte le imprese hanno trovato Fratelli d’Italia, impegnata fin da subito a dare voce al “silenzio degli innocenti”, ovvero alle aziende massacrate dall’imperizia del governo di fronte alla pandemia. “Incapace di attuare una strategia efficace, il governo Conte mette in ginocchio imprenditori, ristoratori, crea confusione tra i cittadini. Venga in Parlamento immediatamente a riferire. E ad ascoltare la voce di chi rappresenta il popolo”, ha detto il capogruppo di FdI alla Camera, Francesco Lollobrigida.
FdI: “Dal governo un’elemosina immorale alle aziende”
Federico Mollicone ha ricordato che “Conte usa l’emergenza per rimanere al governo e distrugge l’economia italiana, chiudendo indiscriminatamente senza evidenze scientifiche su maggiori rischi di contagio”. Il deputato quindi ha sottolineato come i 645 milioni stanziati per i ristori siano una “elemosina, in confronto con la Germania che, fino al termine dell’emergenza, stanzierà 11 miliardi al mese”. Di “briciole” ha poi parlato il collega Andrea Delmastro, ricordando che invece per la cooperazione internazionale il governo ha messo “ben 5,3 miliardi” nel bilancio 2021. “In questi dati c’è non solo il fallimento del governo, ma la sua assoluta, indegna, immorale distanza da quell’economia reale che sta inginocchiando a colpi di decreto”.