Allarme Istat: 700mila morti nel 2020. Ma questo triste record era già nelle previsioni: ecco perché
15 Dic 2020 17:01 - di Massimiliano Mazzanti
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
L’emergenza Covid-19 è già così preoccupante che non è proprio il caso di aggravarne la percezione con cifre che terrorizzano, ma, statisticamente, sono solo apparentemente inattese. L’Istat comunica oggi: nel 2020 si raggiungeranno i 700mila morti, come solo nel 1944, quando c’era la guerra.
La correlazione col Covid-19 è immediata, come se la malattia avesse determinato un’impennata imprevedibile di decessi che, come ormai sappiamo, riguardano soprattutto la popolazione anziana. Ma è proprio così?
L’Istat ha ragione ma…
Apparentemente, l’Istat ha ragione: 616mila morti nel 2016; 647mila del 2017; 633mila nel 2018; 647mila nel 2019. Arrivando a 700 mila, il salto apparirebbe effettivamente enorme. Però, se si va a vedere quante persone anziane (fascia d’età in cui l’evento morte diventa ogni anno e ogni giorno più probabile), i numeri danno sensazioni alquanto diverse. Infatti, al 31 dicembre 2015, nella classe di età che va da 80 a oltre 100 anni, in Italia vivevano 3.977.449. Di queste, nel 2016, ne morirono 616mila, il 15.4%.
Dato il processo d’invecchiamento progressivo della popolazione nazionale, però, non ostante i 616mila morti, alla fine del 2016 entrarono nel 2017 4.049.057 ultraottantenni, 80 mila in più di quelli dell’anno precedente. Di questi, sempre nel 2017, ne morirono 647mila, cioè, il 15.9%. Dunque, non solo più morti in termini assoluti – 647mila contro 616, ma anche in termini percentuali.Tuttavia, pur con ancora più morti che nel 2016, dal 2017 entrarono nel 2018 ancor più ultraottantenni: al primo gennaio erano 4.132.146.
Nel 2018 i morti diminuirono
Nel 2018, però, accadde un fatto straordinario: i morti diminuirono, fermandosi a 633mila e facendo scendere la percentuale al 15.3%. Cosa era successo? Nulla di particolarmente straordinario, secondo l’stat che, non potendo certo attribuire all’approdo di Matteo Salvini al governo, precisò: “I decessi si assestano sulle 633 mila unità in linea con il trend di aumento registrato a partire dal 2012, ma in calo rispetto al 2017 (-15 mila). In una popolazione che invecchia è naturale attendersi un aumento tendenziale del numero dei decessi. Le oscillazioni che si verificano di anno in anno sono spesso di natura congiunturale. Le condizioni climatiche (particolarmente avverse o favorevoli) e le maggiori o minori virulenze delle epidemie influenzali stagionali, ad esempio, possono influire sull’andamento del fenomeno come è avvenuto nel 2015 e nel 2017, anni di un visibile aumento dei decessi”.
In altre e più semplici parole, il dato 2017 era perfettamente in linea col treno costante dai cinque anni precedenti e, dunque, il 2018 era stato solo un anno fortunato. E con una fortuna che ebbe un riflesso positivo anche l’anno successivo. Infatti, se i decessi nel 2019 tornarono a salire, raggiungendo esattamente il livello del 2017: 647mila; in virtù del minor numero di morti del 2018 e della progressione degli ultraottantenni – che al primo gennaio 2019 erano arrivati a 4.207.000 – la percentuale di morti sugli anziani si confermò al 15.3%.
Allarmismi
Venendo a oggi, al primo gennaio 2020, gli ultraottantenni erano giunti alla cifra record di 4.330.074; se veramente i decessi raggiungessero le 700mila unità, rappresenterebbero il 16.1% che, rapportato al biennio anomalo, sarebbe un incremento dello 0.8%, ma che rapportato al 2017 sarebbe del solo 0.2%, quindi perfettamente in linea col trend demografico che si registra in Italia dal 2012. D’altro canto, la vita si allunga, ma non è eterna. E lo dimostra – come “prova del 9” – il dato della classe d’età delle persone di 100 e più anni. Infatti, la popolazione anziana è divisa dall’Istat in quattro classi di età: 80/84, 85/89, 90/94, 95/99 e oltre 100. Le prime quattro classi di questa fascia sono tutte in costante aumento, dal 2015 a oggi. Al contrario, l’ultima, quella dei centenari, è costantemente in discesa, poiché, oltre certi limiti, la natura non consente di andare: 19.095 (2015), 18.765 (2016), 17.630 (2017), 15.647 (2018) e 14.456 (2019).
Il problema è il calo delle nascite
Dunque, Covid o non Covid, per molti anni ancora, superando fortunatamente sempre più in massa la soglia degli 80 anni, di contro, in termini assoluti, si conteranno sempre più morti. Senza bisogna di stupidi allarmismi legati alle attuali contingenze sanitarie. Semmai, ciò che fanno emergere questi dati, è il drammatico calo delle nascite che, invece, si attesta ben al di sotto delle 500 mila unità, aggravando i problemi d’invecchiamento della popolazione e di depauperamento demografico.