Vaccino Covid, Gismondo tombale: «Io non lo farei. In certi casi condivido i timori degli italiani»

28 Nov 2020 17:56 - di Lara Rastellino
Gismondo sul Vaccino Covid

Vaccino Covid, Maria Rita Gismondo è lapidaria. E a domanda: «Con le dosi di vaccino che probabilmente arriveranno a gennaio, lei si vaccinerebbe?», la risposta è un «No» secco. La replica in negativo della virologa che, di fatto, boccia sperimentazione e esiti della profilassi contro il coronavirus in corso d’opera, spiazza i telespettatori di Rete 4 che stanno seguendo Dritto e Rovescio. E non solo loro. Non tanto per il parere espresso. Quanto per la fermezza dell’affermazione che sembra non ammettere repliche o retromarce.

Vaccino Covid, la Gismondo lapidaria: «A gennaio non lo farei»

Del resto, sul futuro vaccino anti-Covid la virologa ultimamente si è espressa sempre con timide dichiarazioni, nel migliori dei casi. Con bocciature sonore, nel peggiore. «Ci sono stati troppi annunci e poca concretezza», ha dichiarato a riguardo recentemente la Gismondo, tanto per fare un esempio. Così come, qualche settimana fa, chiamata a commentare l’indagine Ipsos secondo cui, un italiano su 6 non intende vaccinarsi contro il coronavirus Sars-CoV-2, la microbiologa del Sacco, ha sostenuto: «Gli italiani hanno paura dei tempi stretti di sperimentazione. Timori che, per i vaccini che usano tecniche geniche, io condivido». Insomma, che la microbiologa dell’ospedale Sacco di Milano i tempi della sperimentazione dell’antidoto del virus possano nascondere delle insidie, non è una novità. Ma sentire ribadire dubbi e incertezze in quel “no” ha spiazzato molti.

Gismondo: «La sperimentazione richiede più anni di indagine»

E magari galvanizzato gli immancabili No vax. Pur citando la Gismondo, nelle sue argomentazioni, teorie e dubbi avanzati dalla stessa Fda americana. Che, ricordava l’esperta all’Adnkronos ancora recentemente, «in diverse pubblicazioni, se da una parte ha incoraggiato gli studi su prodotti che utilizzano terapia genica, dall’altra ha sottolineato la necessità di “sottoporli a indagine per molti anni. Anche 20″», ha ribadito l’esperta, a capo del Laboratorio di Microbiologia clinica, Virologia e Diagnostica delle bioemergenze del Sacco. Ipotesi, dubbi e diffidenze, che infine la Gismondo riassume in un suggerimento che suona come un monito. «Quello che adesso possiamo conoscere è l’efficacia relativa e la tossicità acuta. Non conosciamo né la durata dell’efficacia, né gli effetti collaterali a lungo termine», avverte la scienziata. Che poi conclude aprendo uno spiraglio: «Ci sono vaccini “classici” in cantiere. Io confido in questi ultimi e spero arrivino presto».

— RadioSavana (@RadioSavana) November 27, 2020

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