Sci, i governatori del Nord al governo: “Non chiudete, sarebbe un danno irreversibile”

23 Nov 2020 17:22 - di Redazione

La temperature crollano, l’autunno comincia a farsi sentire.  Con l’addio dell’estate prolungata oltre ottobre arrivano le preoccupazioni del Nord Italia per la stagione sciistica. Dopo il rebus sul Natale spunta un nuovo allarme. Per le Regioni innevate la non apertura sarebbe un tracollo. Scende in campo Giovanni Toti, come vicepresidente della Conferenza della Regioni.

Sci, Toti all’attacco: non chiudete gli impianti

Vuole dare – dice –  “un contributo propositivo al governo. Per non compromettere la stagione sciistica. E  non creare un danno irreversibile all’economia della montagna dei nostri territori”. Dopo l’approvazione da parte dei governatori delle linee guida sullo sci, c’è il timore che il governo vada in altre direzioni.

L’auspicio, prosegue Toti, “è che il governo voglia condividere con le Regioni i necessari approfondimenti. Sul piano della collaborazione istituzionale . Nell’interesse dei cittadini, del tessuto socio.economico del Paese. E nel rispetto delle necessarie regole di prevenzione”.

Cirio: “E’ uno sport che si può fare in sicurezza”

Per lo sci invernale “possiamo trovare un punto di equilibrio. Come stanno facendo in altri paesi. E’ uno sport e lo si può praticare in sicurezza. Si potrebbe consentire l’attività sciistica, lasciando chiusi bar e ristoranti. E’ una strada che dobbiamo percorrere insieme al governo”. Così il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio.

I maestri di sci rischiano il lastrico

“Sarebbe un danno enorme, irreparabile, se il governo confermasse le notizie circolate in queste ore, sulla possibilità di non aprire gli impianti da sci per le festività natalizie”. Parola di Giuseppe Cuc, presidente del Collegio nazionale dei Maestri di Sci. In Italia sono 15.000 i maestri di sci alpino, fondo e snowboard. Ee 380 le scuole di sci che operano sull’intero territorio. “Molte famiglie vivono solo ed esclusivamente con il reddito percepito nei cinque-sei mesi invernali di attività. Una falsa partenza come quella annunciata, sarebbe drammatica per la categoria. E per tutto il settore della montagna“.

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