Ponte Morandi, sapevano dei rischi e non mossero un dito: ai domiciliari manager e vertici di Autostrade

11 Nov 2020 11:44 - di Redazione
Ponte Morandi manager ai domiciliari

Crollo del Ponte Morandi, arrivano i primi provvedimenti. Misure interdittive e domiciliari per manager e ex ad di Autostrade. I militari della Guardia di Finanza di Genova, coordinati della locale Procura, stanno eseguendo un’ordinanza applicativa di misure cautelari di varia natura. Tutte nei confronti di tre ex top manager e tre attuali dirigenti della Società Autostrade per l’Italia spa. In particolare, si tratta di tre arresti domiciliari e tre misure interdittive. Sono l’ex ad di Autostrade per l’Italia, Giovanni Castellucci, il direttore centrale operativo all’epoca del disastro, Paolo Berti, e Michele Donferri Mitelli, all’epoca a capo delle manutenzioni, sono i tre vertici aziendali finiti ai domiciliari. Stefano Marigliani, Paolo Strazzullo e Massimo Miliani sono invece gli attuali manager di Autostrade per l’Italia nei confronti dei quali sono state emesse le misure interdittive.

Ponte Morandi, domiciliari e misure interdittive ai manager

L’indagine, avviata un anno fa a seguito dell’analisi della documentazione informatica e cartacea acquisita nell’inchiesta principale legata al crollo del Ponte Morandi, è relativa alle criticità, in termini di sicurezza, delle barriere fonoassorbenti. Del tipo integrate modello “Integautos“, montate sulla rete autostradale. In base all’indagine della Guardia di Finanza, è emersa la consapevolezza della difettosità delle barriere e del potenziale pericolo per la sicurezza stradale. Con rischio cedimento nelle giornate di forte vento (fatti peraltro realmente avvenuti nel corso del 2016 e 2017 sulla rete autostradale genovese). In particolare, è emersa la consapevolezza di difetti progettuali e di sottostima dell’azione del vento. Nonché dell’utilizzo di alcuni materiali per l’ancoraggio a terra, non conformi alle certificazioni europee. Oltre che scarsamente performanti.

Gli indagati conoscevano i rischi e non sono intervenuti

Agli indagati si contesta anche la volontà di non procedere a lavori di sostituzione e messa in sicurezza adeguati, eludendo tale obbligo con alcuni accorgimenti temporanei non idonei e non risolutivi. Infine si configura la frode nei confronti dello Stato, per non aver adeguato la rete da un punto di vista acustico (così come previsto dalla Convenzione tra Autostrade e lo Stato). E di gestione in sicurezza della stessa, occultando l’inidoneità e pericolosità delle barriere. Senza alcuna comunicazione, obbligatoria, all’organo di vigilanza (Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti). Rilievi, quelli dell’inchiesta sul crollo del Ponte Morandi, sconcertanti...

 

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