Piange il telefono di Conte: Joe Biden ha chiamato tutti tranne lui. E qualcuno solleva un malizioso sospetto
Joe Biden ha telefonato a tutti tranne che al governo italiano. Tutti i grandi della terra, s’intende. E Giuseppi Conte, se avesse Gigi Marzullo come consulente al posto di Rocco Casalino, ora dovrebbe “farsi una domanda” e “darsi una risposta”.
Contatti anche con Pechino
Anche la Cina, tra i pochi Paesi rimasti in silenzio dall’Election Day negli Stati Uniti, si è congratulata con Joe Biden e Kamala Harris. Le congratulazioni arrivano dal portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Wang Wenbin. “Rispettiamo la scelta del popolo americano – ha detto Wang in dichiarazioni riportate dal Global Times – e facciamo le congratulazioni a Biden e Harris“. “Comprendiamo – ha poi ribadito – che i risultati delle elezioni americane verranno stabiliti in conformità con le leggi e le procedure negli Usa”.
Quel sassolino nella scarpa di Biden
E mentre anche il governo di Pechino stringe idealmente la mano al nuovo presidente, l’Italia rimane a sorpresa fuori gioco. Il buon rapporto di Conte con Trump, inclusa la doppia missione a Roma del segretario alla Giustizia Barr per cercare notizie di reato contro i democratici, è diventato un boomerang. Lo sostiene Paolo Mastrolilli de La Stampa, corrispondente dall’America tra i più documentati.
Biden Conte, un amore mai sbocciato
«Anche senza cedere alla malizia – aggiunge Mastrolilli – però, è un fatto che l’ Italia sia l’unico paese del G7 con cui Biden non ha sentito la necessità di parlare. E qualcosa dovrà significare». Biden insomma ha scelto di snobbare Conte.
Resta il fatto che il candidato democratico, uscito vincitore dalle elezioni, ha già parlato con Germania, Francia, Regno Unito, Irlanda, Canada, Giappone, Corea del Sud, Australia e Santa Sede. Manca l’Italia ed è la prima volta nella storia repubblicana che accade. Inutilmente, “Giuseppi” ha cercato di minimizzare: «Non facciamo i provinciali», ha risposto a precisa domanda. Provincia dell’Impero, appunto. In effetti, l’eventualità di un’Italia “provinciale” e periferica si sta invece concretizzando.