Nomine e toghe, Palamara non molla: «Farò di tutto per far emergere la verità»

4 Nov 2020 13:00 - di Redazione
Palamara

«Non demordo. Utilizzerò tutti gli strumenti processuali che l’ordinamento mi mette a disposizione, facendo ricorso all’organo di ultima istanza, perché ho pieno interesse a far emergere tutta la verità su come sono andate le cose». Così parlò Luca Palamara,  intervistato da Libero. L’ex-uomo forte di Unicost, a lungo crocevia dei traffici sottostanti alle nomine e alle promozioni in magistratura, non molla la presa. E decide di andare fino in fondo contro la decisione del Csm che lo ha radiato dalle toghe. Da qui l’annuncio di battaglia: «Continuerò a far valere i miei diritti fino a che mi sarà possibile per ristabilire la verità dei fatti».

Palamara intervistato da Libero

Tra i passi successivi, Palamara non esclude il ricorso alle Sezioni Unite della Cassazione e alla Cedu, la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo.  Al quotidiano di Vittorio Feltri l’ex-Csm racconta che è stato comodo identificarlo come «l’unico autore degli accordi all’interno delle correnti». Ma ciò, obietta, «è accaduto perché nessuno ha mai stato spiegato il meccanismo attraverso il quale le correnti operano all’interno della magistratura». In sintesi, la difesa di Palamara è questa: nella magistratura i meccanismi di nomina sono identici a quelli della politica.

Il pm radiato se ne va con i Radicali

E se in politica raccomandazioni, veti e compromessi sono la regola, tra le toghe no. Per cui, quando le sue chat intercettate hanno svelato che il meccanismo era identico, «si è gridato allo scandalo». E lo hanno legato al suo nome. Invece, è la tesi di Palamara, è proprio così che funziona la baracca. L’ex-pm, che ora ha aderito al Partito Radicale per occuparsi di giustizia, è apparso invece molto più cauto circa l’ipotesi della manina che avrebbe passato le carte ai giornali. «Non sta a me stabilire se esista o meno – ha detto -. Ma ciò che è certo è che anch’io sono interessato a comprendere come e perché determinate informazioni siano state divulgate e diffuse in maniera illecita».

 

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