La “passione” di Biden per il maresciallo Tito: “E’ un genio”. Ecco come lo elogiava

9 Nov 2020 18:30 - di Antonella Ambrosioni
Biden

E’ spiacevole scoprire nel curriculum di Joe Biden, il neo presidente Usa,  precedenti inquietanti sotto il profilo storico-politico: il suo “amore” per il Maresciallo Tito e l’affinità dimostrata con Edvard Kardelj,  uno dei responsabili dell’esodo di 250mila italiani dall’Istria, Fiume e Dalmazia. Una macchia. La conoscenza di questi precedenti  li dobbiamo a un articolo molto approfondito di Fausto Biloslavo che ha ricostruito sul Giornale il filo rosso – è il caso di dire- dei rapporti diplomatici e personali intrattenuti con il dittatore comunista dal nuovo inquilino della Casa Bianca.  In qualità di vicepresidente degli Stati Uniti in visita a Belgrado, Biden descrisse così il suo primo incontro con Tito: “Uno degli incontri più affascinanti che abbia mai avuto in vita mia”. Da non dimenticare – ricorda Biloslavo- il libro  di Biden in cui definisce Tito “un genio“.

Biden grande ammiratore di Tito

Veniamo a sapere come nel  1979 Biden si fosse recato a Lubiana con una delegazione Usa per  presenziare alla “triste scomparsa di Edvard Kardelj”, braccio destro di Tito. A tal riguardo nella lettera del primo marzo 1979 Biden scriveva al dittatore ringraziandolo con enfasi: “Gentile Signor Presidente, desidero ringraziarla ancora per la sua preziosa ospitalità”.  Sfogliando la pagina Fb dell’Unione degli istriani  possiamo leggere la vibrante lettera da loro redatta. Il  titolo  non lascia dubbi: “Joe Biden e il maresciallo Tito, nel 1979 fu amore a prima vista“. Il che suona come uno schiaffo alla  nostra sensibilità storica e umana.

Cosa diceva Biden  del dittatore nel 2016

L’associazione degli esuli ricorda – nello scritto – chi fosse il boia Kardelj. Inviato da Tito assieme a “Milovan Gilas in Istria nel 1946 per organizzare la propaganda antitaliana finalizzata all’esodo”. Kardelj, su richiesta di Tito, si occupava anche del massacro di un quarto di milione di prigionieri sloveni, croati e serbi che avevano combattuto con l’Asse durante la Seconda guerra mondiale. Insomma, era il braccio armato della strategia del terrore voluta da Tito. Biden all’epoca aveva  37 anni, poteva non aveva idea chi fosse veramente l’ideologo ed ex ministro degli Esteri Kardely, riconosce con grande onestà intellettuale Biloslavo. Ma la politica del dittatore Tito no,  non era un mistero per nessuno. Eppure Biden si diceva  deliziato di essere stato invitato dopo il funerale nella residenza di Tito a Spalato nel 1979. E  ha ricordato tale circostanza anni dopo, in un in un discorso ufficiale da vice di Barack Obama a Belgrado il 19 agosto 2016. Appena quattro anni fa. Dei crimini del comunismo, delle foibe e dell’esodo dei nostri connazionali tutto ormai era noto.

“E’ come se la storia prendesse vita”

Biden  descrisse ancora nel 2016  l’incontro conviviale con Tito con leggerezza: “eravamo seduti a un tavolino della sala da pranzo…”,  senza minimamente rendersi conto che stava parlando di un dittatore comunista macchiatosi di  crimini di guerra. Inconcepibile. L’allora vicepresidente ricordava ancora  che il maresciallo parlava di “Joseph Stalin e Franklin Roosevelt. È stato come se la la storia prendesse vita”. Il tutto come se i crimini  di Tito nei confronti del suo popolo e degli italiani non fossero mai esistiti. Per Biden si tratta quasi di un benefattore dell’umanità. Al punto che nel 2007 nel suo libro Promesse da mantenere scriveva: ”Dal 1945 al 1980, Josip Broz Tito ha governato la Jugoslavia con personalità, determinazione e un’efficiente polizia segreta. L’astuto vecchio comunista mantenne insieme una federazione etnicamente e religiosamente mista”. E ancora: “Ci è voluto un certo genio per tenere insieme quella federazione multietnica e quel genio in particolare era Tito”.

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