Dubbi del Financial Times sul vaccino di Oxford: “I risultati non sono trasparenti”

26 Nov 2020 14:49 - di Laura Ferrari

Sul vaccino di Oxford e AstraZeneca il Financial Times non mette la mano sul fuoco.  “L’università di Oxford riconosce l’errore che ha costretto la sperimentazione a cambiare i regimi di dosaggio”, scrive il quotidiano britannico.

Il FT cita una serie di esperti che hanno parecchie perplessità sull’efficacia effettiva. Dove manca la trasparenza? Non sono chiari i dosaggi in relazione ai gruppi di età dei partecipanti ai trial. Sembra che l’efficacia al 70% comunicata dall’azienda sia stata raggiunta mettendo insieme i risultati della sperimentazione su due gruppi diversi. Nel primo gruppo, il più numeroso, che ha ricevuto due dosi, ha fatto registrare un’efficacia del 62%. Invece nel secondo, che ha ricevuto una dose e mezza, ha fatto registrare un’efficacia del 90%. Tuttavia sembra che fosse composto da persone di età pari o inferiore a 55 anni. Oggettivamente, una fascia a minor rischio coronavirus.

Il dosaggio “fortuito” del vaccino di Oxford

Lo sviluppo e l’immissione sul mercato di un nuovo vaccino richiede una media di dieci anni. La vaccinazione contro il Covid-19 – a solo un anno dall’insorgenza di questa nuova malattia – è il risultato di ricerche condotte a velocità senza precedenti, anche se tutte le incognite sono lontane dall’essere dipanate.

Nel comunicato diffuso ieri, però, l’università di Oxford ha ammesso che la concentrazione di vaccino in alcuni dei flaconi utilizzati nella sperimentazione era errata a causa di errori nella fase produttiva, e che per tale ragione alcuni volontari hanno ricevuto soltanto la metà della dose di vaccino prevista.

La nota della multinazionale farmaceutica

In particolare, ha risconosciuto di aver scoperto che mezza dose della cura era più efficace di una intera per “una caso fortuito”.  L’errore di dosaggio è stato rilevato dopo che un ricercatore si è reso conto che nei volontari non si era innescata una risposta infiammatoria alla dose, e per questo gli scienziati l’hanno ricalcolata e si sono accorti che era più bassa di quella normale. “L’errore è in realtà irrilevante”, ha spiegato Mene Pangalos, vicepresidente esecutivo per la ricerca biofarmaceutica e lo sviluppo. “In qualunque modo si osservano i dati abbiamo pur sempre un vaccino efficace che soddisfa le soglie per l’approvazione”.

 

 

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