Covid, Remuzzi: «Nessun vaccino sopprimerà il virus. Proteggerà, ma non farà sparire la malattia»

11 Nov 2020 14:12 - di Redazione
Covid Remuzzi sul vaccino

Covid, sul vaccino Remuzzi è lapidario. Non estinguerà il coronavirus. «Ed è meglio dirlo con chiarezza», esordisce il virologo direttore dell’Istituto Mario Negri. Che poi prosegue: «Tutti i vaccini in dirittura d’arrivo, a cominciare da quello della Pfizer, non sopprimeranno il coronavirus. Per capirci, saranno più simili ai vaccini antiinfluenzali che a quello della Polio. Ci proteggeranno dalla malattia, ma non la faranno sparire». Insomma, il professor Giuseppe Remuzzi, intervistato dal Corriere della Sera, mette i puntini sulle i. E spiega che, in ogni caso, «si può dire con ragionevole certezza che questi vaccini garantiranno una immunizzazione di massa».  Come pure che, «nel giro di qualche anno la maggior parte degli abitanti della terra avrà la sua dose».

Covid, Remuzzi lapidario: «Il vaccino non sopprimerà il virus»

Ma allora, cosa possiamo aspettarci realisticamente? «Abbiamo almeno otto candidati in fase 3. L’ultimo gradino della sperimentazione. Quindi, è ragionevole pensare che ne arrivino almeno un paio in contemporanea», spiega ancora lo scienziato che aggiunge: «Non sappiamo se ognuno di essi sarà efficace al cento per cento. E nessuno sarà prodotto in quantità così grandi da soddisfare l’intera popolazione mondiale. Averne più di uno, ci aiuterà ad avvicinarci all’obiettivo di coprire l’intero pianeta. Nel frattempo, permetterà agli scienziati di perfezionarli in corso d’opera». A quel punto, continua Remuzzi, «sarà immunizzata gran parte della popolazione ma solo a condizione che vengano mantenute le attuali misure di attenzione. Mascherina, distanziamento sociale, lavaggio continuo delle mani. Al momento, nessun vaccino riuscirà da solo ad estinguere la pandemia».

Remuzzi sul Covid: i 3 antidoti

«Il vaccino, le misure affidate alla nostra responsabilità e il tempo. L’effetto combinato di queste tre azioni farà diventare il coronavirus – spiega il professore – come un raffreddore. Un lavoro di Nature prevede che sarà per il 2024. Ma attenzione, meglio non illudersi. Ci sono troppe variabili. Troppe cose impossibili da prevedere». Ma l’arrivo del vaccino è un primo colpo al virus? «Certamente sì. Oltre a proteggere e a scongiurare quanti più decessi possibili, impedirà anche la trasmissione dell’agente patogeno da una persona all’altra. Avrà anche un effetto indiretto. Durante l’attuale fase di pandemia, potrebbe essere questa la conseguenza più importante».

«Oggi il nostro vaccino è la mascherina»

«Oggi – continua Remuzzi – il nostro vaccino è la mascherina. Quando arriverà un vaccino vero, saremo ancora più forti. Proprio per questo, ora più che mai, è importante non abbandonare le precauzioni. Se tu impedisci la trasmissione del virus, come farà anche il vaccino, riduci l’esposizione di tutta popolazione al virus. E lo neutralizzi, in attesa della sua scomparsa». Ma il vaccino sarà per tutti? «Finora – argomenta lo scienziato al Corriere della Sera – sono stati testati su venti, trenta, in un caso anche sessantamila volontari. Ma sono tutti giovani, che stanno bene. Bisogna vedere come reagiranno i soggetti a rischio. Le persone con malattie che colpiscono il sistema immunitario. E che prendono farmaci immunosoppressori. Una cosa è certa: se proteggi molti, proteggi anche le fasce più deboli».

Il vaccino spiegato ai No-vax

Se non può garantire la completa rimozione del virus, qual è quindi la funzione del vaccino? «Crea anticorpi, come ogni altro vaccino. Se li sviluppi, è come essersi ammalati senza aver esposto il corpo alle conseguenze del male. Una magia. Valla a spiegare alle persone che non lo vorranno». Inoltre, prosegue Remuzzi, «questi vaccini dovrebbero anche favorire l’azione di certe cellule T, globuli bianchi che hanno un ruolo importante nel combattere il virus. So che è un argomento controverso, ma è verosimile che qualcuno di noi abbia dentro di sé una immunità preesistente. I vaccini la aiuteranno», sostiene l’esperto, che sulla durata dell’immunità sottolinea ancora.

Le dosi e i soggetti da vaccinare subito

«Si parla di 6-8 mesi. Significa che dovremo sottoporci alla vaccinazione ogni anno, come per l’influenza. Non sappiamo se servirà una sola dose. Più probabile che siano due. Dopo, è vero che non abbiamo certezze, ma gli studi attuali dicono che sarà difficile contrarre una seconda volta il virus. Questo ci conforta. Senza contare che se funzionerà su un numero importante di persone, l’immunità sarà ancora più durevole». Infine, su quale dovrà essere la prima categoria a beneficiarne, Remuzzi chiarisce: «Questa domanda riguarda l’aspetto etico, molto dibattuto. A me la risposta sembra logica: a tutti gli operatori sanitari e alle persone più fragili. Poi, a scendere, agli over 60. Fino alle fasce meno a rischio della popolazione».

E sulla velocità di distribuzione…

E sulla velocità di distribuzione, il professore sottolinea: «A parole tutti vogliono farlo, ma nessuno dice come. In buona sostanza, esistono tre diversi attori. Uno è Co-vax, l’associazione formata dall’Oms, dalla fondazione di Bill Gates e dal World Economic Forum tra gli altri, che si prefigge di darlo a ogni Paese in modo equo ed etico. Poi ci sono i produttori, anch’essi impegnati pubblicamente a distribuirlo in modo ampio. Infine, i singoli governi nazionali. E devono mettersi d’accordo tra loro». E la domanda sorge spontanea. Ma almeno si stanno parlando? «Al momento, questo dialogo manca. Anche perché qualcuno dovrebbe riconoscere che il modo più veloce per rendere fruibile a tutti il vaccino sarebbe quello di togliere da subito il brevetto. E purtroppo – conclude Remuzzi – sono abbastanza sicuro che questo non accadrà».

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *