Coronavirus, la cura miracolosa arriva dal cordone ombelicale delle neo-mamme
Una speranza contro il coronavirus Sars-CoV-2 potrebbe arrivare dal cordone ombelicale delle neomamme. A suggerirlo è stato il diabetologo italiano in Usa, Camillo Ricordi, che all”Aria che tira’ su La7 ha spiegato i dettagli di un trattamento allo studio, già usato per il diabete di tipo 1 e oggi al vaglio per Covid-19. Una potenziale terapia basata sull’utilizzo “di cellule staminali mesenchimali ottenute dal cordone ombelicale di un bimbo appena nato, che il più delle volte si butta via“. Il metodo è al centro di uno studio condotto dal gruppo di Ricordi e già disponibile in versione preprint, cioè prima della revisione tra pari, nell’archivio Ssrn.
La cura col Covid col cordone ombelicale
“Quando c’è stata la crisi del coronavirus Sars-Cov-2 e sono iniziati i primi casi in Cina noi avevamo già l’approvazione della Fda per fare dei protocolli per curare il diabete di tipo 1 con queste infusioni. Da un singolo cordone si possono estrarre ed espandere queste cellule e si riescono a produrre addirittura oltre 10mila dosi terapeutiche”. Se dovessero essere confermati i risultati positivi descritti da Ricordi, che è direttore del Diabetes Research Institute e Cell Transplant Center dell’Università di Miami, si avrebbe a disposizione una terapia che “costa molto poco, parliamo di poche centinaia di euro per trattamento”.
La teoria del diabetologo Camillo Ricordi
Il razionale per l’utilizzo di queste cellule? “Nel diabete la ragione è che hanno un’azione antinfiammatoria e immunomodulante, contrastano la tempesta di citochine, hanno anche un’azione antivirale e antibatterica e promuovono la rigenerazione dei tessuti”. Qualità che farebbero comodo contro Covid-19. Tanto più che, “mentre per il diabete 1 occorre mandare queste cellule nel pancreas e quindi cateterizzare l’arteria femorale e risalire all’arteria dell’organo bersaglio, con Covid è più semplice perché una trasfusione di sangue in vena periferica le porta direttamente ai polmoni”. Adesso, informa Ricordi, “avremo incontri anche in Italia per vedere se si riesce a fare una banca di queste cellule per distribuirle in Europa, ma ci sono già gruppi nel Paese come quello di Massimo Dominici dell’università di Modena e Reggio Emilia che coordina 4 centri italiani impegnati su protocolli simili”.
L’esperimento riuscito in Cina
In Cina, ha continuato Ricordi, “è già stato dimostrato che queste cellule funzionano nel Covid, ma non c’era un gruppo di controllo e la Fda statunitense ci ha chiesto questo”. Da qui “il trial in doppio cieco randomizzato prospettico” messo in campo dai ricercatori e citato dallo scienziato italiano. I risultati, dice alla Sette, “sono incredibili: 100% di sopravvivenza in chi ha ricevuto queste staminali ed è sotto gli 85 anni d’età, 90% se si considerano tutte le età. La sopravvivenza nel gruppo di controllo è stata invece meno del 50%. Quelli considerati sono casi molto avanzati di Covid-19. I dati dello studio fanno vedere come l’ipotesi di un’azione antinfiammatoria contro le citochine infiammatorie si è verificata”.