Calabria: nuovo pasticcio del governo dietro la nomina a commissario di Gaudio e (forse) di Strada
“Poteri rancidi che hanno stabilito che la Calabria debba rimanere schiava del sistema. E che i calabresi debbano continuare a migrare per curarsi e per arricchire le solite strutture. Questa è la triste verità. Una verità che ora si cerca di coprire con la suggestione di un ticket del commissario Gaudio con Gino Strada”. Nelle parole del deputato calabrese della Lega Domenico Furgiuele, c’è la fotografia della situazione nella Regione.
Ieri il governo ha affidato a Eugenio Gaudio il ruolo di commissario ad acta per la Calabria. La nota del Consiglio dei ministri ha ufficializzato l’indicazione del governo, ma non ha fatto menzione a Gino Strada. “Apprendo dai media che ci sarebbe un tandem a guidare la sanità in Calabria. Questo tandem semplicemente non esiste” scrive dopo la nomina di Eugenio Gaudio a commissario alla Sanità in Calabria. “Ribadisco – aggiunge Strada – di aver dato al Presidente del Consiglio la mia disponibilità a dare una mano in Calabria, ma dobbiamo ancora definire per che cosa e in quali termini. Sono abituato a comunicare quando faccio le cose.
Così il governo scarica il commissario Cotticelli in Calabria
Nella telenovela dei commissari governativi alla Sanità, è andata in onda oggi l’ennesima puntata. Per “tre volte” “fu ribadito che il compito di redigere il programma operativo” per Covid “in una Regione commissariata spetta alla struttura commissariale”. A puntualizzarlo oggi in audizione in Commissione Affari Sociali alla Camera è Andrea Urbani, direttore generale della Programmazione sanitaria del ministero della Salute che ripercorre tutte le tappe delle interlocuzioni e dei carteggi che ci sono stati con l’ex commissario ad acta per la sanità della Calabria, Saverio Cotticelli e la sua struttura in relazione alla preparazione della rete ospedaliera in vista di una emergenza Covid-19.
Di rosso ci sono solo i bilanci
Di sicuro, al momento c’è un buco record nei bianci della Sanità regionale. Per quanto riguarda il disavanzo del servizio sanitario della Calabria “all’esito dell’ultimo tavolo il consuntivo 2019 ha certificato un disavanzo prima delle coperture di 221,5 milioni e di 160 milioni dopo le coperture. È il bilancio consolidato di tutte le aziende, sulla base dei dati che vengono trasmessi alla gestione sanitaria accentrata. Alcune di queste aziende non hanno approvato i bilanci e non sappiamo se questo è il dato complessivo”.
“Ospedali da campo in Calabria? Siamo la Regione con meno mortalità d’Italia”
Ma c’è un altro dato clamoroso, che emerge in queste ore. Perché la Calabria è in zona rossa? “Ha la più bassa mortalità per Covid-19 d’Italia”, spiega Francesco Romeo, direttore dell’Unità operativa complessa di Cardiologia del Policlinico Tor Vergata di Roma, esperto di origini calabresi che il presidente Nino Spirlì ha deciso di nominare consulente della Giunta regionale, affidandogli il compito di verificare l’effettiva adozione di tutte le misure necessarie per fronteggiare la diffusione del Coronavirus in Calabria. “Il report Altems realizzato dall’Università Cattolica ha certificato che la mortalità per Covid in Calabria è 1,4 per 100 mila abitanti, contro una media nazionale molto maggiore”.
“Pochi giorni fa su 636 morti con Covid in Italia solo 1 è stato registrato in Calabria, e ieri su 550 decessi solo 5. Se è così, io non vedo un’emergenza dal punto di vista medico e scientifico. In tutte le analisi per la valutazione dell’efficacia di un intervento o di un farmaco – ricorda infatti l’esperto – c’è un endpoint da valutare, che è la mortalità: se dovessimo giustificare l’adozione della zona rossa in Calabria in base alla mortalità, avremmo delle difficoltà. Cosa ci dice il dato dei decessi? Che i tre grandi ospedali hanno tenuto e, al di là delle file per i tamponi, che pure si sono viste in altre regioni, al momento non ci sono grandi criticità. Abbiamo 40 persone in terapia intensiva”, aggiunge Romeo. “Insomma, alla Calabria non servono ospedali da campo, ma esperti in grado di organizzare una rete di eccellenza, per evitare che i pazienti vadano a curarsi fuori regione dirottando” fiumi di denaro. Insomma, l’idea degli ospedali da campo da affidare a Strada non avrebbero alcun senso. L’ennesimo pasticcio firmato Conte e Speranza.